TRANSANATOLIA 2014 – ROTTA BIZANTINA
Attraverso scenari millenari che hanno visto l’evoluzione della civiltà si ritrova ogni anno la carovana del Transanatolia Rally, la competizione fuoristrada riservata alle due e quattro ruote più impegnativa del vicino Oriente
Voglia di correre una gara in stile Dakar, senza spendere un capitale facendo il pieno di emozioni? Da qualche anno il rally della Transanatolia avvince e convince sempre più appassionati di offroad.
Anche in questo 2014 la quinta edizione della manifestazione turca, che occupa un’intera settimana di gara tra fine agosto e inizio settembre, ha visto al via una cinquantina di contendenti, tra auto, moto, buggy, Atv e camion, pronti alla battaglia lungo gli oltre 2.200 chilometri di percorso. Tra le novità che hanno arricchito questo appuntamento, ha fatto il suo debutto un nuovo start dalla capitale Ankara, invece della vacanziera Antalya come in passato, alla volta di sette avvincenti tappe, in gran parte inedite, tracciate dal centauro Paolo Ceci, vincitore dell’edizione 2013. Ritorno sempre ad Ankara, dopo quattordici impegnative prove speciali, immersi nei suggestivi scenari della Cappadocia centrale.
Per sua naturale collocazione, sia geografica che temporale, proprio al di là della soglia europea nel più vicino Oriente e in prossimità della fine d’estate, la Transanatolia si rivela una manifestazione particolarmente allettante, lunga quanto basta per soddisfare chi è alla ricerca di un rally-raid completo, offrendo un valido “allenamento” per quanti poi decidano di partecipare magari alla Dakar, rappresentando un ottimale banco di prova per mezzi meccanici, pneumatici ed equipaggi, sottoposti a un intensivo test di resistenza. E’ la tipologia di fondo, assai mutevole secondo i più disparati scenari attraversati, dalla sabbia alla roccia, al fango e perfino al sale dell’omonimo lago asciutto, con considerevoli dislivelli, fino ai 3.000 metri di quota raggiunti sui picchi dei monti Taurus, ad offrire un teatro completo dove poter fare una vera scorpacciata di fuoristrada, in numerose delle sue forme.
Una gara completa ma non ancora esasperata, dove divertirsi anche senza voler a tutti i costi inseguire sogni iridati, godendosi il paesaggio e percorsi estremamente suggestivi, dove magari farsi prendere la tentazione di fermarsi per estrarre la macchina fotografica. Non è stato così per i principali pretendenti al trofeo, primo tra tutti il battaglione degli enduristi italiani, supportati dall’assistenza logistica dello specialista in rally-raid Evasioni (www.evasioni.org), che in sella alle due ruote qui hanno da sempre dato filo da torcere ai pretendenti delle altre nazioni. E così è stato anche quest’anno, con tre tricolori sul podio di Ankara: Alessandro Botturi imprendibile e inesorabile in sella alla Husqvarna 450, tappa dopo tappa, accumulando quasi tre ore di vantaggio sugli amici Alberto Bertoldi , sempre su Husqvarna e Francesco Tarricone con l’italiana Beta 450 RR, lasciando solo all’ospite turco Serkan Özdemir con la KTM 500 EXC la consolazione del quarto piazzamento.
E le quattro ruote? Dopo il positivo exploit dello scorso anno, con un equipaggio italiano secondo sul podio, retrocesso solo per un soffio in vista del traguardo causa rottura di un cerchione, quest’anno la Transanatolia è rimasta orfana di auto italiane, quantomeno in categoria Rally, dove la partita si è disputata sostanzialmente tra i padroni di casa.
Durante i sette giorni di confronto non sono mancati gli avvicendamenti al vertice, concludendo con l’affermazione dei favoriti Tinkir/Günpay, che hanno saputo amministrare tempi e piazzamenti preservando la loro Jeep Wrangler da incidenti e rotture. Alle loro spalle Becce/Hamdi con una vecchia conoscenza, ovvero quella Suzuki Jimny vincitrice due anni orsono condotta da un altro equipaggio, agile e affidabile sui tortuosi tracciati anatolici, in grado di primeggiare nel confronto con ben altri blasonati 4×4. Terzi, a sorpresa, l’equipaggio Önder/Kara, che con una Nissan pick up sopravanzano nelle battute finali gli agguerriti Ayhan/Aktas, carambolati giù da un dirupo con la loro Mitsubishi Pajero nella quinta tappa, fortunatamente senza conseguenza fisiche.
Dopo un’avvincente lotta spalla a spalla tra buggy e Atv, il giallo prototipo Predator X19 a due ruote motrici, condotto dall’equipaggio turco Becce/Baris, a causa delle troppe noie meccaniche ha dovuto cedere all’inarrestabile Polaris RZR dei bulgari Tsankov/Todorova, i più veloci in assoluto tra le quattro ruote, forti quest’anno dell’esperienza della navigatrice, già esordiente in Turchia la passata stagione come pilota in categoria quad.
Unico, ma non per questo meno celebrato, come lo scorso anno in rappresentanza di una categoria Camion che non vede ancora altri partecipanti, il Mercedes Unimog rosso fiammante del bergamasco Marino Mutti, una celebrità tra i dakariani e i concorrenti dei più massacranti rally marathon, navigato da un giovane ma promettente Roberto Zambelli, che hanno sdoganato la validità dei percorsi anche per i più voluminosi (ma non meno prestanti) truck. In assenza di un confronto diretto tra bisonti, basti citare quanto riportato dal cronometro, che a fine gara ha fermato il terzo tempo assoluto per l’Unimog, balzato davanti a molte autovetture anche durante le singole prove speciali.
Transanatolia però non significa solo lotta sul filo dei secondi. Parallelamente ai bolidi da corsa si svolge la meno forsennata categoria Raid, una classe aperta a tutte le fuoristrada senza una specifica preparazione, con classifica determinata in base alle qualità di navigazione mediante il raggiungimento di determinati waypoints. Una tipologia che privilegia l’aspetto turistico, lasciando agli equipaggi tutto il tempo di assaporare le bellezze naturali che permeano ogni anfratto della Cappadocia. Così è stato per l’unico equipaggio italiano tra i 4×4, i pesaresi Vito Rampino e Federico Guglielmi, che con una Toyota KDJ 125 hanno difeso l’italico onore conquistando sornioni la seconda posizione.
Già confermata la prossima edizione, nel 2015 la Transanatolia (www.transanatolia.com) preannuncia ulteriori novità, forse anche con un allungamento del percorso oltreconfine che richiamerà – i vertici organizzativi vogliono sperare – un incremento degli equipaggi iscritti. Dall’Italia specialmente.
testo e foto di Duilio Damiani
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