Troppi gli automobilisti che escono dall’autostrada per fare rifornimento, di conseguenza le vendite di carburante sulla rete autostradale sono crollate del 45%. Sul prezzo finale pesano le somme “estremamente elevate” che le compagnie petroliere versano alle concessionarie autostradali.
Il collasso delle stazioni di carburante sulle autostrade è ormai evidente: molte le aree chiuse, sempre meno investimenti e è in forte calo anche la qualità dei servizi. Dopotutto è facile notare come, nella rete autostradale, il prezzo aumenti e il consumo diminuisca più di quanto si rileva sulle strade ordinarie. E non è solo questione di crisi economica: l’Antitrust individua come causa di questa situazione le royalty, ovvero le somme versate dalle compagnie petrolifere alle concessionarie autostradali, come causa principale del calo dei consumi.
Facciamo un esempio: secondo una stima del centro studi del sindacato Fegica Cisl, prima della privatizzazione di Autostrade per l’Italia (Aspi) del 1999, le royalty pesavano in media 25/30 lire al litro. Con la prima tornata di gare di Aspi alla fine del 2002, sono salite mediamente a 4/5 centesimi di euro al litro e nel 2008 arrivano a una media tra gli 8 e i 10 centesimi al litro. I rappresentanti dei gestori spiegano che la crescita delle royalty è dovuta alla concorrenza delle compagnie, che si sono fatte la guerra a colpi di rilanci per aggiudicarsi un’area di servizio, tenendo anche presente che avere un distributore in autostrada è una buona vetrina. Peccato che i consumi siano scesi così tanto.
A conti fatti, una riduzione delle royalty farebbe diminuire il costo del carburante presso le stazioni di servizio, in quanto, si presume che i costi fissi delle società petrolifere diminuirebbero. Nonostante: i margini delle compagnie siano calati, la raffinazione è in netta perdita, la riduzione dei consumi (del 30%) ha provocato mancanza di liquidità nel settore petrolifero, molti distributori preferiscono restituire il mandato e percepire l’indennità di chiusura.
Il governo interviene dettando le sue linee guida: un pacchetto di interventi per ristrutturare le aree di servizio e chiudere le stazioni meno redditizie. Inoltre il Ministero delle infrastrutture ha chiesto ai concessionari di concedere una proroga per gli affidamenti scaduti o di prossima scadenza, comunque non oltre il 31 dicembre 2015: questo consentirebbe la ristrutturazione ed eviterebbe che le gare di appalto restino senza partecipanti – una gara è già andata deserta in due aree di servizio dell’autostrada Brebemi e più di una compagnia petrolifera ha fatto intendere di non voler partecipare a un nuovo bando.
Attivare delle gare di appalto in questo contesto di crisi porta effettivamente a una minore partecipazione e a una qualità inferiore delle offerte. Invece la ristrutturazione della rete autostradale dovrebbe consentire l’affidamento tramite gara di un minor numero di impianti, ognuno gravato da minori costi fissi, con erogati medi più alti e dunque con migliori prospettive di redditività rispetto agli attuali.