Segnalatore di cambio marcia obbligatorio – ma sono tutte rose e fiori?
Diktat dominante per costruttori e guidatori è ormai risparmiare, in consumi di carburante e quindi in emissioni nocive. Concetto globale che vale di solito il potersi appuntare una medaglia sul petto.
Un aiuto in questo senso lo dovrebbe offrire la presenza nella strumentazione dell’indicatore di cambio marcia: può avere acronimi diversi, ma di solito è conosciuto come GSI (Gear Shift Indicator).
Lo strumento, che allieta talvolta anche il senso scenografico, ha come fine segnalare l’opportunità del salire o scalare di marcia per favorire il consumo di carburante. In quanto alla funzionalità occorre qualche considerazione. E cautela.
Questo bel indicatore ha come comandante il sensore che controlla il regime di giri del motore e considera come ottimizzare la quantità di carburante messa in circolo dagli iniettori. Il fatto è che la taratura impostata dalle case è molto bassa, nel senso che i pallini, i trattini o triangolino che a seconda dei modelli danno l’avviso di “opportuno momento di cambio marcia” si attivano molto presto, con limiti spesso troppo bassi. Serve alle omologazioni tecniche e teoricamente alla felicità del serbatoio.
Ma questo non coincide con il miglior rendimento di coppia motrice. Fin da ragazzo mi insegnavano come coppia motrice significhi “miglior rendimento con il minimo sforzo”. I motori diesel hanno coppia efficace a bassi giri ma con il picco comunque più in alto rispetto alle valutazioni dell’indicatore. I benzina rispondono a giri più alti, quelli di più elevata cilindrata possono viaggiare in autostrada con un filo di gas, ma in tutti i casi in certe condizioni di scarsa aderenza o fondo umido come in caso di pioggia (figurarsi con il nevischio) l’indicatore di cambiata non può neppure essere preso in considerazione per mantenere stabilità e controllo. Ne va della sicurezza, e chi è al volante lo percepisce chiaramente dalla risposta del volante, dall’aderenza, dalla forza di avanzamento. Altro elemento, cambi gomme o un’accessorio estetico ed ecco cambiare l’aerodinamica. Così il GSI diventa un plus tecnologico di bell’effetto, ma di scarsa utilità.
Se si entra nel panorama dei cambi, i vari tipi di manuale o automatico con plurifunzioni, entra in gioco anche l’approfondimento sulla tendenza dei costruttori ad aumentare continuamente il numero di rapporti a disposizione. Tema d’attualità che a Motorage.it vogliamo dedicare specifiche attenzioni.
C’è chi pensa, per risparmiare, anche al giochetto “vado con la frizione premuta” oppure in Neutral cosa di per se da evitare assolutamente perché lascia il veicolo fuori controllo, staccando la trasmissione.
Il consumo “0” non esiste, altrimenti qualcuno avrebbe inventano il moto perpetuo e sarebbe candidato a una decina di Nobel.
Fatto sta che da quando è entrato in vigore il regolamento sulla sicurezza generale, dal 2014, i costruttori sono obbligati ad adattare il GSI (Gear Shift Indicator), l’indicatore di cambio marcia, su tutte le auto di nuovo modello (fino al 2012 non valeva per i restyling).
Vedremo le evoluzioni di questo accessorio, focalizzando le attenzioni in prova nelle varie condizioni di guida e di allestimento.
Fabrizio Romano
Io ce l’ho il segnalatore di cambio marcia ma non gli do retta.