Diktat dominante per costruttori e guidatori è ormai risparmiare, in consumi di carburante e quindi in emissioni nocive. Concetto globale che vale di solito il potersi appuntare una medaglia sul petto.
Lo strumento, che allieta talvolta anche il senso scenografico, ha come fine segnalare l’opportunità del salire o scalare di marcia per favorire il consumo di carburante. In quanto alla funzionalità occorre qualche considerazione. E cautela.
Questo bel indicatore ha come comandante il sensore che controlla il regime di giri del motore e considera come ottimizzare la quantità di carburante messa in circolo dagli iniettori. Il fatto è che la taratura impostata dalle case è molto bassa, nel senso che i pallini, i trattini o triangolino che a seconda dei modelli danno l’avviso di “opportuno momento di cambio marcia” si attivano molto presto, con limiti spesso troppo bassi. Serve alle omologazioni tecniche e teoricamente alla felicità del serbatoio.
C’è chi pensa, per risparmiare, anche al giochetto “vado con la frizione premuta” oppure in Neutral cosa di per se da evitare assolutamente perché lascia il veicolo fuori controllo, staccando la trasmissione.
Fatto sta che da quando è entrato in vigore il regolamento sulla sicurezza generale, dal 2014, i costruttori sono obbligati ad adattare il GSI (Gear Shift Indicator), l’indicatore di cambio marcia, su tutte le auto di nuovo modello (fino al 2012 non valeva per i restyling).
Vedremo le evoluzioni di questo accessorio, focalizzando le attenzioni in prova nelle varie condizioni di guida e di allestimento.
Fabrizio Romano