Sono entrambe App che permettono di utilizzare un servizio di trasporto privato a metà tra il taxi e il noleggio di auto con autista, gestibili con un’applicazione dal cellulare. UberPop non ha tutte le caratteristiche legali per farlo. Ovviamente i tassisti sono contrari a tutte e due le iniziative.
Innanzitutto perchè entrambe forniscono un servizio uguale al loro, ma senza possedere né le dovute licenze (dal costo di 150 mila euro), né tassametri piombati, né controlli sui guidatori. E per di più, le vetture non partono dalle rimesse ma dalla strada, andando contro la legge 21/1992 che distingue i taxi dai noleggiatori.
Il fatto è che né il Governo italiano, né in particolare il ministro dei trasporti Maurizio Lupi, né il Comune di Milano (unica città italiana oltre Roma in cui è presente il servizio) si sono schierati apertamente contro Uber. Le istituzioni si sono dichiarate favorevoli a nuove forme di servizi per la mobilità, come il car sharing e il car pooling, infatti Uber Milano ha da poco festeggiato il suo primo anniversario, però le istituzioni si oppongono a tutto ciò che non tutela la sicurezza della circolazione e non rispetta le norme vigenti.
Essendo essenzialmente una forma di servizio, Uber è ritenuto legale, UberPop no: andiamo ad analizzare il perché.
Così dovrebbe essere, peccato che i requisiti da rispettare sono autocertificati da Uber stesso, e non da Enti pubblici come avviene per i taxi. Perciò chi viene scoperto a svolgere questa attività di autista abusivo rischia la confisca del veicolo, una sanzione di 1761 euro e la sospensione della patente da quattro a dodici mesi.
Nonostante le innumerevoli polemiche e proteste, Uber sta registrando un record dopo l’altro: si pensi solo che nel 2015 raggiungerà un fatturato di 10 miliardi di dollari, dopo sei anni di attività . Per capirci, Facebook raggiunse la stessa cifra dopo dieci anni di lavoro.
Sicuramente ha trovato un modus operandi più che vincente, ora dovrebbe fare in modo di ‘’essere in regola’’ con tutto quello che brillantemente mette in atto.
Manuela Caputo
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