Grazie al propulsore 2.0 TFSI erogante 300 CV, nonché alla trazione integrale permanente e al rapido cambio doppia frizione DSG (optional), la Volkswagen Golf R stacca un impressionante tempo di 4”9/10 sullo 0-100 km/h. A titolo di confronto, la Golf GTI con il motore 2.0 TFSI da 230 CV e a parità di cambio, fa segnare 6”4/10. Tutto questo per sottolineare il divario tra le due versioni, molto più ampio rispetto al passato, che giustifica un prezzo nettamente superiore della R. Quest’ultima, infatti, costa all’incirca 10mila euro in più rispetto alla GTI. E sono soldi molto ben spesi, ve lo assicuriamo.
Come citato poc’anzi, a livello motoristico l’unità di partenza è quella della Golf GTI ampiamente rielaborata. In dettaglio, la potenza massima di 300 CV e il picco di coppia pari a 380 Nm sono stati ottenuti grazie a particolari specifici come valvole di scarico e guarnizioni delle relative sedi, pistoni, ugelli e turbocompressore. Inoltre, vi è la doppia fasatura variabile, di cui quella relativa al lato scarico dispone di un doppio stadio d’attivazione per ottimizzare le performance. Completa l’opera lo scarico sportivo, in grado di minimizzare la contropressione generata dal catalizzatore.
Dopo aver regolato il piano di seduta più in basso possibile, allacciato la cintura e avviato il motore, siamo pronti a scatenare la Golf R in circuito. Selezioniamo l’opzione race del profilo di guida (le altre sono comfort, eco e individual) e contemporaneamente si aprono le valvole di scarico, si irrigidiscono gli ammortizzatori a controllo elettronico, lo sterzo diviene più diretto e il cambio DSG è pronto a dare il massimo. I primi giri servono per prendere confidenza con la vettura, ma già abbiamo modo di apprezzare tanto la spinta costante quanto il sound del motore, mentre il DSG in Drive Sport snocciola i rapporti assai velocemente. Ben presto, però, utilizziamo la funzione manuale che purtroppo presenta levette al volante piccole e il criticabile layout della leva centrale da spingere per salire di marcia, nonché da tirare nelle scalate. In compenso, tale cambio è quanto di più rapido esista nei passaggi di marcia e, in prossimità del limite dei giri si ha anche un piacevole contraccolpo quando il rapporto superiore “va a segno”.
Gian Marco Barzan
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