Praticità, essenzialità e originalità. Sono questi i punti salienti della Citroen C4 Cactus, erede ideale dell’indimenticata 2 CV di cui ne riprende lo spirito razionale e alieno dal superfluo.
La C4 Cactus si colloca nella fascia centrale della gamma Citroen; settore che rappresenta l’80% delle vendite. L’ultima nata sotto il Double Chevron ha parecchi fans tra il pubblico femminile e i giovani, i quali ne apprezzano l’estrema praticità. A tale riguardo, gli Airbump che proteggono fiancate e paraurti risultano un toccasana nei parcheggi affollati, assorbendo magistralmente i classici “colpi di portiera” o le toccate in manovra che altrimenti comporterebbero frequenti visite dal carrozziere (per chi può permetterselo, ovviamente). Inoltre, gli Airbump sono disponibili in quattro colori di contrasto con la carrozzeria consentendo un buon livello di personalizzazione.
Gli interni sono piacevolmente essenziali, come dimostrano i comandi trasferiti per la gran parte su un Touchscreen 7”, nonché l’assenza di movimentazioni elettriche riguardanti i sedili. E a proposito di questi ultimi, nel caso si scelga il cambio automatico, anteriormente vi è una panchetta unica secondo quell’ ”effetto sofà” che rimanda proprio alla 2 CV. Dal canto loro le maniglie delle portiere sono quanto di più semplice esista, mentre l’airbag per il passeggero anteriore è collocato nel tetto, liberando spazio per l’ampissimo cassetto portaoggetti con coperchio incernierato in alto. Degno di nota anche il tettuccio panoramico (optional), realizzato con uno speciale vetro che scherma alla perfezione i raggi solari. In tale modo si è potuto rinunciare alla classica (e spesso antiestetica) tendina. Infine, sempre nella direzione della massima praticità (ma anche della sicurezza) la visibilità della C4 Cactus è eccellente in ogni angolazione.
Tra gli obiettivi posti e raggiunti dai progettisti Citroen nel delineare la Cactus, vi era la miglior riduzione del peso possibile. Traguardo conseguito ricorrendo ad aspetti i più diversi, come ad esempio il cofano motore in alluminio e l’impianto frenante misto a dischi anteriormente e a tamburi dietro per la maggior parte delle versioni. Impianto che svolge egregiamente il proprio compito e necessita di minore manutenzione, così come non costa uno sproposito la sostituzione delle ruote da 16” o 17”. Niente “esibizioni muscolari”, quindi, a suon di cerchi enormi che comporterebbero un aggravio di peso (e un alleggerimento del portafoglio),così come i finestrini posteriori discendenti hanno lasciato spazio a quelli apribili a compasso. Quanto alle motorizzazioni, la C4 Cactus sposa appieno la filosofia del downsizing con i suoi propulsori a benzina 1.2 aspirato 75 CV o turbo declinato nelle potenze da 82 e 110 CV, senza dimenticare i turbodiesel HDI 1.6 eroganti 92 e 99 CV. E quanto alla bilancia, la C4 Cactus arriva a pesare fino a 200 kg in meno rispetto alle concorrenti. Il che per un’auto “in Jeans” (citando la celebre pubblicità della Dyane degli Anni 70) è proprio l’ideale.
Gian Marco Barzan
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