La versione definitiva della Mini più potente e cattiva: la 2000 turbo TP, si vedrà a Detroit (17-25 gennaio) con 231 Cv, cambio a sei marce manuale o automatico e consumi più ridotti rispetto alla precedente Jcw.
Una vettura dal carattere così sportivo come la Mini JCW non poteva certo rinunciare a un look appariscente. Al riguardo, l’aspetto è immediatamente riconoscibile grazie a particolari come gruppi ottici a LED con indicatori di direzione bianchi, cornice dei passaruota con sagoma marcata e l’immancabile targhetta John Cooper Works collocata su cofano posteriore, Side Scuttle e calandra del radiatore. Inoltre, il doppio terminale di scarico centrale è maggiorato rispetto a quanto propone la Mini Cooper S. All’interno spiccano i sedili anatomici John Cooper Works rivestiti in stoffa con poggiatesta integrati, mentre la leva del cambio, la pedaliera, il poggiapiede e la cornice della strumentazione centrale sono un’esclusiva del modello. Ovviamente sono disponibili diversi optional, tra cui il Park Distance Control, la telecamera di retromarcia e il sistema di riconoscimento dei segnali stradali.
Dal punto di vista delle sospensioni, fermo restando il layout McPherson anteriormente e a tre leve e mezzo posteriormente, la Mini JCW ha tarature specifiche e adotta sistemi volti ad assecondare il piacere di guida. A quest’ultimo riguardo, il DSC dispone del Dynamic Traction Control (lascia margine al pilota prima d’intervenire) e il Differential Lock Control (ELDC). Il Dynamic Damper Control, invece, è disponibile a richiesta e consiste negli ammortizzatori a regolazione elettronica. Inoltre, a contribuire alla precisione di guida vi è il servosterzo elettromeccanico con Servotronic, mentre nelle staccate al limite in circuito l’impianto frenante sportivo Brembo risulterà un toccasana. Con tali premesse la Mini John Cooper Works si preannuncia divertentissima da guidare, complice il sound corposo del suo propulsore 2 litri. Un motore “maxi” per la Mini.
Gian Marco Barzan
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