I pedoni e la loro disattenzione
La regola generale è questa: il pedone che si appresta ad attraversare la strada sulle strisce pedonali non è tenuto a verificare se i conducenti in transito mostrino o meno l’intenzione di rallentare e lasciarlo attraversare, dato che sono tenuti a fermarsi. Ma se è il pedone ad essere in torto? La colpa va addossata lo stesso al conducente?
No, il pedone non ha sempre ragione. Soprattutto quando è distratto dal suo smartphone e attraversa la strada col rosso o lontano dalle strisce pedonali, oppure è di fretta e si ‘’butta’’ in mezzo alla strada nonostante la distanza ravvicinata con una macchina. In questi casi che succede? Sarà sempre colpa di chi guida un veicolo motorizzato? Ebbene, no: c’è un concorso di colpa anche per il pedone. Il conducente del mezzo ha il diritto di provare che l’incidente è stato causato da un comportamento anomalo ed imprevedibile del pedone e che non ha potuto far niente per evitare il sinistro: è quanto prevede l’art. 2054 del Codice della strada in tema di incidenti in cui sono coinvolti pedoni e veicoli.
Dopotutto anche il comportamento dei pedoni deve far riferimento al Codice della strada, all’art. 190 di preciso, la cui funzione è quella di evitare che i pedoni siano di intralcio o costituiscano un pericolo per la circolazione stradale. Perciò una violazione di queste norme farà ipotizzare un concorso di colpa anche per i pedoni, e una conseguente riduzione del risarcimento che gli spetta.
Non solo gli automobilisti, anche i ciclisti trovano molto da ridire ai pedoni: ad esempio quando sostano o circolano sulle piste ciclabili, o quando prestano attenzione soltanto alla provenienza delle macchine durante un attraversamento stradale. Di certo l’impatto con una bici è meno rovinoso di quello con un veicolo motorizzato, ma perché causare incidenti perché si guarda solo da che parte arrivano le macchine?
(Ad onor del vero c’è da precisare che esiste un concorso di colpa anche per i ciclisti, che non prevede certo il percorso a zig zag tra le persone sui marciapiedi, la circolazione in controsenso, il passaggio col rosso, la mancanza di luci e quindi di visibilità).
Fanno sorridere e pensare alcune iniziative prese in Asia e in America, da cui si può trarre degli spunti.
In Cina, ad esempio, è stata costruita su un marciapiede di un ponte una corsia pedonale riservata agli utilizzatori di smartphone, di fianco ad una corsia pedonale in cui l’utilizzo del telefono viene teoricamente vietato. Alcune indicazioni della segnaletica orizzontale e un cartello stradale posto all’inizio del marciapiede specificano che, lungo la corsia dedicata, i pedoni possono utilizzare gli smartphone assumendosi ogni rischio derivante dal mantenere gli occhi sul proprio telefono mentre si cammina. L’iniziativa non è stata gestita dalle autorità cinesi, ma è stata voluta e organizzata dai gestori di un parco tematico all’interno del quale si trova la strada su cui è stata disegnata la corsia per smartphone. I responsabili del parco hanno detto di averlo fatto per ricordare anche ai pedoni i rischi di incidenti stradali causati dall’utilizzo di dispositivi elettronici. Anche New York non è rimasta indietro: un gruppo di artisti ha ideato la figura dell’ “autista per pedoni’’, il cui compito era quello di “guidare” tramite una corda legata alla loro pettorina arancione con scritto “Seeing Eye Person”, i newyorchesi che camminano per la città utilizzando il loro smartphone, permettendo loro di non andare a sbattere. Dopo un primo esperimento tra loro volontari, gli artisti si sono rivolti a dei veri passanti di usufruire del servizio, ed il risultato è stato che molti hanno accettato di buon grado. Questo fa pensare a quanto poco seriamente i pedoni prendano la loro disattenzione e a quali danni questa possa provocare.
Manuela Caputo