Blabla Car: il successo della condivisione
Capita molto spesso di organizzare un viaggio all’ultimo, o per mancanza di tempo o per poca voglia di pianificare in anticipo uno spostamento. Comportamento legittimo, ma in questo modo si rischia molto spesso di non trovare posti disponibili su treni o aerei, o di dover pagare biglietti di viaggio costosissimi – altro che last minute. Blabla car propone una soluzione a questo.
Carpooling: la parola inglese indica la condivisione di automobili private allo scopo di ridurre i costi del viaggio. Questo particolare metodo di spostamento esiste da decenni, ma ha avuto successo solo negli ultimi anni grazie a internet, che offre la possibilità di mettere facilmente in contatto i viaggiatori e di trovare gli itinerari più disparati. BlaBla Car è il servizio online più utilizzato in Europa per condividere un viaggio: ha iniziato la sua attività nel 2012 con 2 milioni di iscritti, e ad oggi si è sviluppato in 13 paesi europei e di iscritti ne conta circa 10 milioni, di cui 1 milione mette a disposizione la propria auto per viaggiare. Ma come utilizzare il servizio?
Innanzitutto bisogna registrarsi al sito www.blablacar.it, segnalando la destinazione desiderata e indicando se si cerca o si offre un passaggio. Chi mette a disposizione la propria auto deve indicare il numero di posti disponibili, le sue preferenze (presenza o meno di animali, fumatore o non fumatore, gusti musicali…) e soprattutto la cifra che ogni partecipante dovrà spendere.
Il sito consiglia una fascia di prezzo entro la quale rimanere sulla base della distanza, degli eventuali pedaggi, del numero di passeggeri e del tipo di macchina, ma in realtà non ci sono particolari limitazioni sul prezzo: il conducente può decidere se dividere equamente le spese del viaggio o scaricarle in toto sulle persone cui si darà il passaggio, l’importante è che non ne abbia un guadagno. Sulla questione dei pagamenti infatti BlaBla Car ha un regolamento molto chiaro: gli utenti devono utilizzare il servizio solo per comunicare, senza avere fini di lucro. Nello specifico, il guidatore si impegna a calcolare tutte le sue spese (compresi carburante, pedaggio, manutenzione, riparazioni, controllo tecnico, usura e assicurazione del veicolo) e a garantire che l’importo richiesto ai suoi passeggeri non comporterà per lui alcun profitto, ma solo un rimborso.
Al suo avvio questa start up non era così sviluppata, il problema principale era l’affidabilità di conducenti e passeggeri: in molti casi veniva pubblicata l’offerta di un viaggio, ma al momento della partenza l’offerente non si presentava. Per tutelarsi quindi, molti passeggeri prenotavano più viaggi per la stessa destinazione, per aumentare le loro probabilità di poter partire. Oppure accadeva il contrario: i passeggeri non si presentavano nonostante si fossero accordati col guidatore su ora e luogo di ritrovo per la partenza. Le cose migliorarono quando furono introdotti il sistema di feedback per recensire più facilmente i viaggi e le penalizzazioni per chi offre viaggi e poi non si presenta. Ad ogni modo, il sito declina ogni responsabilità su eventuali disagi: una volta stabilite le condizioni di viaggio, i rischi della condivisione dell’auto ricadono esclusivamente su conducente e passeggero – si tratta ad esempio di annullamenti o modifiche dell’ultimo minuto, di mancato pagamento della partecipazione alle spese, o della regolarità dell’assicurazione.
Il servizio è ancora in fase di lancio in molti paesi dove per ora non comporta costi per chi lo utilizza, ma sono già sperimentati sistemi per aggiungere commissioni da pagare per ogni passaggio scelto od offerto.
Il successo di BlaBla Car è dovuto anche alle attuali condizioni precarie del trasporto pubblico in Europa. In molti paesi la crisi economica ha portato al taglio degli investimenti sulle reti di trasporto pubbliche, facendo spostare i consumatori verso soluzioni alternative e spesso più economiche, come appunto il carpooling.
Ma sappiamo bene che dove c’è uno scambio di denaro, c’è una dovuta regolamentazione da rispettare. Perché quindi, nonostante il pagamento effettuato da passeggero a conducente, BlaBla Car non è incappato negli stessi problemi incontrati dalle app Uber e UberPop? In primis perché, come scritto nel suo regolamento, i soldi sono dati a titolo di rimborso e quindi non vanno tassati. In secondo luogo perché gli spostamenti su grandi distanze hanno regolamenti meno rigidi rispetto a quelli dei trasporti privati, che prevedono solitamente il possesso di costose licenze – come nel caso dei taxi.
Di fatto, i viaggi di tante persone di Paesi extracomunitari insegnano. E da tempo. Far avere un pacco a un parente, tornare a casa per le feste in gruppo con furgoncini di amici di conoscenti dei parenti ecc., è un sistema analogo. Questo tipo di condivisione e di mobilità organizzata non è dunque un’invenzione o novità. Ma evidentemente, se fatto bene, può davvero essere funzionale.
Manuela Caputo