Da un paio di giorni, dopo lo sterminio e il terrore alla Redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi, tanti si sentono un po’ Charlie. Al motto “Je suis Charlie”, alla figura di una matita alzata, si ribadisce la libertà di pensiero e di espressione. La voce arriva anche dal mare, dalla Volvo Ocean Race. E questa voce lontana eppure così vicina, vogliamo condividerla con voi.
“Mi chiamo Charles, qualche volta mi chiamano Charlot ma oggi sono Charlie. E’ la seconda volta che mi trovo in mare durante un importante attacco terroristico, la prima è stato l’11 settembre 2001. In mare siamo lontani dal mondo, senza accesso a internet, alla tv o alla radio e viviamo a migliaia di miglia da questi fatti drammatici. Da ieri, non so che pensare a proposito di queste azioni folli. Da sempre si è ucciso in nome di Dio, o degli Dei. Non posso scrivere tanto, non è il mio mestiere scrivere, e di certo non mi sento all’altezza di parlare di questo argomento. Noi stiamo navigando intorno al mondo, per tutti gli oceani e toccando tutti i continenti, per nove mesi. Se Dio esiste e ha creato il nostro pianeta può essere orgoglioso del suo lavoro, un’opera straordinaria, ma deve anche provare imbarazzo per noi umani, che non siamo capaci di vivere in pace su questo pianeta.”