Petrolio e carburanti: come i prezzi non calano in egual misura
Dopo le stangate del 2011, possiamo tirare un leggero sospiro di sollievo: finalmente il prezzo del carburante è diminuito (anche se di poco). Ecco che però se paragoniamo il calo del costo del petrolio al barile con quello del carburante, notiamo che i due prezzi non sono diminuiti alla stessa maniera (e qui il nostro sollievo diventa davvero minimo). Perché? Vediamo i motivi di tutto questo.
Torniamo con la mente ad aprile 2009: il prezzo del petrolio era sceso sotto i 50 dollari al barile. Compiamo un nuovo salto temporale per arrivare ad oggi: anche adesso il costo del barile di petrolio è inferiore ai 50 dollari. Per quale motivo c’è stato questo calo che tanto fa preoccupare i Paesi esportatori di petrolio, che basano la loro economia sull’alto prezzo dell’oro nero?
Gli esperti individuano come ragione principale l’aumento della produzione mondiale di petrolio: se aumenta la produzione, c’è più offerta e i prezzi diminuiscono. Neanche a dirlo, sono gli USA ad aver fatto la differenza: l’estrazione di petrolio da sabbie bituminose in North Dakota e Texas ha fatto raggiungere un livello di produzione pari a quello del 1986, di 8,5 milioni di barili al giorno. Se si considerano anche i combustibili liquidi derivati dal petrolio, la produzione americana è quasi al livello di quella saudita. A questo c’è da aggiungere che anche la Russia e la Libia hanno incrementato la produzione di petrolio. Un tale aumento ha scatenato agitate reazioni tra i paesi produttori: ad esempio, il Venezuela ha chiesto la convocazione di una riunione di emergenza per affrontare la questione della produzione, mentre l’Iran vuole che si riducano i barili di greggio prodotti. La decisione dipende però in larga parte dall’Arabia Saudita, che ha ampio potere all’interno dell’Opec – produce 10 milioni di barili al giorno, un terzo della produzione totale dell’Organizzazione – e finora si è dimostrata piuttosto restia ad acconsentire alle richieste di ridurre la produzione di petrolio, principalmente per due motivi: innanzitutto perché, avendo riserve per 900 miliardi di dollari e sostenendo costi molto bassi per estrarre il petrolio (circa 5-6 dollari a barile), può sopportare facilmente un livello dei prezzi più basso; in secondo luogo perché teme che, riducendo la produzione, possa perdere fette di mercato in Asia.
La seconda ragione del crollo dei prezzi del greggio è la riduzione del consumo di petrolio: in altri termini, aumenta l’offerta, ma non la domanda. La Cina è uno dei maggiori importatori e consumatori di petrolio al mondo, ma la sua domanda di greggio non è cresciuta come ci si aspettava, anzi: l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha abbassato la sua previsione annuale di crescita della domanda cinese dal 4,2% al 2,3%. Non solo in Cina, ma anche in Giappone, USA ed Europa è scesa la domanda: il Giappone fa un maggiore utilizzo di fonti alternative, come gas e carbone, e si stima che la sua domanda diminuirà ancora quando verranno riattivate le centrali nucleari; gli USA, come già accennato, sono diventati grandi produttori di petrolio, perciò importano molto meno lasciando offerta in eccesso; in Europa la debolezza della moneta ha reso più costoso comprare petrolio, ne consegue una diminuzione della domanda.
Avendo quindi appurato i motivi del calo dei prezzi del greggio, viene da domandarsi come mai il costo dei carburanti non ha seguito la stessa diminuzione di prezzo: dall’1 gennaio 2013 ad oggi infatti il greggio ha perso il 53% del valore, mentre i listini dei carburanti sono diminuiti solo del 14%. C’entra la geopolitica? C’entrano gli speculatori? Non lo si esclude, ma si può affermare che la causa principale della modesta riduzione del prezzo dei carburanti, assolutamente non proporzionale a quella del petrolio, sono le imposte. Il costo del petrolio escluso le tasse è più o meno regolare per tutti: 2,65 $ per gli USA, 2,69 $ per l’Italia. Aggiungendo le imposte, gli USA rimangono a quota 3,07 $ e l’Italia salta a 7,44 $: un fattore che quasi annienta la diminuzione del prezzo del barile. In America il costo del carburante è meno legato ai dazi governativi, e questo si traduce in un forte risparmio per le famiglie; lo stesso non vale per gli europei e, in particolar modo, per gli italiani.
Manuela Caputo