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Scadenza 2019: non tutti i veicoli Euro 0 saranno da rottamare

Si sa, i veicoli vecchi hanno molte cattive qualità, primi l’inquinamento e la poca sicurezza: gravi fattori, a maggior ragione se riferiti a mezzi abilitati al trasporto di più persone. Ecco che dal 2019 alcune categorie di veicoli non potranno più circolare, distinguiamo quali.

Trattasi di una bufala la notizia che mette fuori bando le auto Euro 0 entro il 2019, e che ha creato allarmismi tra chi ancora usa una macchina “datata” per circolare. È vera invece la notizia che determinati tipi di veicoli non potranno più circolare a partire da quella data: si tratta di veicoli a motore M2 ed M3 alimentati a benzina o gasolio classificati Euro 0. Questo è quanto previsto da un emendamento alla legge di Stabilità 2015.

Per veicoli a motore categorie M2 ed M3 si intendono – ai sensi dell’art. 47 del Nuovo Codice della Strada – i veicoli destinati al trasporto di persone, aventi più di otto posti a sedere oltre al sedile del conducente e massa non superiore a 5 t. Perciò l’emendamento non è rivolto solo a mezzi adibiti al trasporto pubblico, ma include anche i mezzi privati con tali caratteristiche: van, furgoncini e veicoli multi-posti, come ad esempio i piccoli pullman di trasporto turistico. Nello specifico, rientrano nella categoria Euro 0 tutti i veicoli a benzina senza catalizzatore e quelli “non ecodiesel”: si tratta per lo più di mezzi immatricolati prima del 31/12/1992, data dopo la quale è diventata obbligatoria l’omologazione alla classe Euro 1. Poiché altamente inquinanti, in molte città i veicoli Euro 0 non possono circolare anche a prescindere dai blocchi del traffico, eccezione fatta per le auto d’epoca.

Il governo vuole quindi porre fine alla circolazione dei mezzi più inquinanti, inserendo un piano di risorse per rinnovare i veicoli delle aziende comunali: i fondi sono pari a circa 500 milioni di euro distribuiti in tre anni e verranno destinati solo all’acquisto dei mezzi su gomma, restringendo il campo di azione della norma che la estendeva anche al parco ferroviario. Secondo l’Asstra (associazione delle società ed enti del trasporto pubblico locale) l’età media degli autobus urbani italiani è di 12 anni: molti se si considera che in Spagna e in Svezia l’età media è di 6,1 anni, in Francia di 7,5 e in Germania addirittura di 5,4. Un ammodernamento del trasporto pubblico aumenterebbe la sua efficienza e la relativa sicurezza, oltre a contribuire alla diminuzione dell’inquinamento.

C’è da dire che rimane comunque irrisolto il problema delle auto Euro 0, insicure e molto inquinanti. Servirebbe un piano di incentivi dedicato appositamente a questo tipo di veicoli, ma il governo non si è ancora espresso a riguardo. Un passo alla volta? Bene, ma è un argomento da non tralasciare.

Manuela Caputo

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