Il progetto di gigantesca fabbrica di batterie vuole battere ogni record. Di produttività ed ecologia. In Nevada si sta trasformando in realtà.
Tesla Motors Inc., il produttore di auto elettriche che ha visto le sue azioni crescere parecchio nel corso dell’anno, ha stranamente problemi in alcuni Stati degli USA (specie Michigan, New Jersey e Texas) per commercializzare attraverso una propria rete (senza concessionari in franchising) i suoi modelli elettrici; modelli che fanno scuola nell’ambito dei sistemi di propulsione a “pacchi di batterie” più evoluti. Ma questi casi di barriera politica non minano i progetti di sviluppo della Tesla: la nuova Gigafactory per la produzione di batterie per veicoli elettrici più accessibili si fa, anzi è già stata annunciata con decisione, come ha fatto sapere Alexis Georgeson, bella portavoce di Tesla.
Elon Musk CEO di Tesla Motors e SpaceX ha scelto il Nevada, zona nei dintorni di Reno, nel nord-ovest dello Stato conosciuto per le miniere e il gioco d’azzardo. I sostenitori industriali (Panasonic in testa) e politici hanno dato un forte appoggio a Tesla e l’idea dell’enorme fabbrica “Gigafactory” Musk ha scelto il Nevada perché lì si fanno le cose più velocemente. E la Tesla ha fretta, perché questo progetto promette di essere straordinario e perché nel 2017 vuole lanciare la Model 3, un’elettrica compatta dal prezzo più abbordabile, intorno ai 35.000 dollari.
Come dettaglia il kit di informazione, il programma avanza e hanno preso il via le nuove assunzioni; ne sono previste da 3.000 e 5.000, fino ad arrivare a 6.500 impiegati quando l’ immensa fabbrica di batterie in Nevada arriverà a lavorare a pieno regime. L’impianto prevede un investimento intorno ai 5 miliardi di dollari (circa due direttamente da Tesla, il resto dai partner e sottoscrittori delle opzioni a zionarie), ed é stato progettato per incrementare in modo esponenziale la fornitura mondiale di batterie agli ioni di litio e di tipo ancora più evoluto, ridurre i costi e rendere le auto elettriche più accessibili.
Secondo le previsioni ufficiali, per fine 2017 (ma un ritardo è già assodato) il risparmio indica -30% per poi dimezzarsi entro il 2020 in tutto il ciclo produttivo (materiali “nobili”, elettrodi, moduli celle, ecc.), con la capacità produttiva per almeno 500 mila veicoli all’anno.
La Gigafactory è nei piani un colosso che occupa uno spazio da 3 a 5 milioni di metri quadrati su due livelli e totalmente “verde”, autonoma nel ricavo annuo di energia pulita da fonti rinnovabili per l’Output di 50 GWh.
Pannelli solari installati in un’area dedicata e a rivestire lo stabilimento, altra a area di pale per l’energia eolica si intravedono nel rendering digitale rilasciato da Tesla per anticipare il futuro aspetto della Gigafactory vista dall’alto, a cui si aggiungerebbe l’impianto per sfruttare l’energia geotermica.
Dalla sede del marchio di Palo Alto divampa l’entusiasmo, perché l’immagine si rafforza con una spinta vigorosa: sportività e tecnologia ecologiche sono il plus del futuro.
Curiosità finale: a New York quando nelle vicinanze del bellissimo Bryant Park, tra la 6th Avenue e la W 40° Street, ho visto il cartello “Nikola Tesla Corner“, sono rimasto colpito; ho pensato a un plauso alla genialità che rende Tesla “diversa”. Vedremo se sarà ancora così.