L’Europa accusa Google di abuso di posizione dominante: “accuse fuori bersaglio” secondo il colosso di Mountain View, che risponde a tono. Dopo cinque anni di indagini le autorita’ antitrust europee hanno deciso di presentare il ricorso formale contro Google, accusata di abuso di posizione dominante sul mercato.
Il Commissario antitrust della UE, Margrethe Vestager, ha rotto ogni indugio e – secondo alcune fonti citate dal Wall Street Journal – informerà il resto della Commissione del ricorso contro il colosso di Mountain View per violazione di norme sulla concorrenza. Questa mossa dovrebbe rappresentare il più duro attacco contro un colosso hi-tech americano dall’inchiesta contro Microsoft nel decennio scorso.
Le authority europee potrebbero imporre una multa da oltre sei miliardi di dollari e ingiunzioni contro l’azienda. Vestager ha preso la decisione dopo essersi consultata con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Situazione complicata.
Google comunque risponde a tono alle accuse dell’Unione europea contro il suo portale e motore di ricerca online. “Anche se Google può essere il motore di ricerca più usato – sostiene l’azienda sul suo sito blog – ora la gente può trovare e avere accesso alle informazioni in molti modi diversi, per cui le accuse di danneggiare consumatori e concorrenti sono fuori bersaglio”. “Siamo fortemente in disaccordo”, scrive il vicepresidente di Google, Amit Singhal. “Siamo ansiosi di spiegare le nostre ragioni nelle prossime settimane”. “Abbiamo dimostrato che le accuse di danno ai consumatori e ai concorrenti non sono corrette,” aggiunge l’alto dirigente di Google.
Rimane per ora un altro grattacapo da affrontare, dopo il duro colpo della fine dello scorso anno quando Andy Rubin, il fondatore di Android ha lasciato Google per dirigere un incubatore di startup per sviluppo hardware. Già dunque Google ha perso da poco uno dei suoi pilastri, per di più a seguire l’uscita di un altro manager di rilievo, Hugo Barra, che l’anno prima accolse la chiamata della cinese Xiaomi. Il Ceo di Google, Larry Page, la prese bene in entrambi i casi rosolando la situazione. Ora servirà essere almeno altrettanto brillanti.