Se vi piacciono gli animali sappiate che le auto non solo spesso ne portano orgogliosamente il nome, ma hanno con loro un legame più profondo.
Sarà che la passione per le auto scatena istinti primordiali, fatto sta che molte case automobilistiche hanno legato nomi di animali un loro modello di punta, se non addirittura il proprio simbolo. Perché spesso il connubio non solo si sposa alla perfezione con il design del marchio in questione, aggressivo o rassicurante che sia, ma volte rappresenta bene l’indole profonda dell’automobile stessa. Fino a situazioni in cui uno si fonde nell’altro e, se ne si pronuncia il nome, non si sa più se si parli di una vettura o di un animale. Facciamo qualche esempio, tra gli innumerevoli presenti sul mercato. Se qualcuno dice la parola Panda, a che cosa pensate? Non vorremo mancare di rispetto a quella sorta di simpatico e pacioso orso bianco e nero, ma probabilmente alla maggior parte di voi verrà in mente prima l’auto più venduta in Italia. Perché mai nome fu più azzeccato, e probabilmente a un successo simile non pensava, nel 1980, neanche l’ufficio marketing Fiat quando pensò semplicemente di chiamare col nome di un animale morbido e rassicurante l’utilitaria con cui aveva intenzione di riconquistare le famiglie italiane.
dalle parti del Lingotto, il connubio è di vecchia data, se si pensa alla Topolino, e anche Lancia nel 1997 ha scelto un altro animale per le versioni più “stilose” di uno dei suoi modelli di maggior successo, la Ypsilon. Questa volta si trattava di un Elefantino, blu o rosso che fosse. L’importante è che desse un’immagine di simpatia che sapesse conquistare anche il pubblico femminile.
Va da sé poi, si può pensare, che un marchio come Abarth abbia sposato per la sua immagine un animale come lo scorpione, per dimostrare il carattere aggressivo delle proprie vetture. Sorpresa, la scelta in realtà cadde sullo scorpione semplicemente perché Carlo Abarth voleva, oltre che un marchio originale e difficile da imitare, un riferimento al suo segno zodiacale. All’estero sono stati i francesi di Peugeot a identificare tutta la loro gamma con il leone a partire dal 1847, volendo simboleggiare le tre qualità delle lame che allora Peugeot utilizzava per la produzione di utensili in acciaio, decantate dalla casa stessa: “Velocità di taglio, durezza dei denti e flessibilità della lama”.
Per rimanere in Francia, chi non ricorda che la Citroen DS è sempre stata chiamata “squalo”? In questo caso il merito è tutto della linea.
Jaguar deve invece il suo nome a uno dei primi modelli costruiti dal proprietario William Lyons (eh sì, anche lui con un nome da animale) e al fatto che il vero nome dell’azienda, SS Cars, dopo la seconda guerra mondiale richiamava troppo alle SS naziste.
Passando oltreoceano, anche Ford, da parte sua, ha scelto nel corso del tempo nomi accattivanti per alcuni modelli, scelti tra animali selvaggi: come Mustang o Cougar. Altre volte ancora il simbolo è stato passato di mano se è vero che l’ariete, vecchio logo Dodge che ne celebrava la potenza, utilizzato fino al 2010, è diventato il logo identificativo del nuovo marchio Ram Trucks. Come non ricordare ancora che tutte le Lamborghini si chiamano come tori da corrida ed è stata la Miura a inaugurare la tradizione negli anni ’60? Il regno dei rettili è rappresentato dalla Porsche Cayman e un’icona piaciuta a generazioni intere è… un insetto, il mitico Maggiolino della Volkswagen. In questi ultimi casi, è ancora il design a fare da fonte di ispirazione. Esiste poi un episodio di identificazione animalesca anche nella categoria furgoni. Si tratta del Renault Kangoo, chiamato così, forse, perché il bagagliaio ricorda un enorme marsupio. Infine la più gloriosa di tutte, per noi italiani, è l’identificazione della Ferrari con il Cavallino Rampante. Enzo Ferrari nel 1923 aveva visto il Cavallino dipinto sulla carlinga del caccia di Francesco Baracca, famoso asso dell’aviazione italiana, e fu la madre del pilota, la Contessa Paolina, a suggerirgli di mettere sulle sue auto il simbolo del figlio, perché gli avrebbe portato fortuna. Ferrari aggiunse al cavallino nero di Baracca solo uno sfondo giallo canarino, il colore della città di Modena. L’emblema fece la sua comparsa ufficiale sulle vetture il 9 luglio 1932, giorno della 24 Ore di Spa… ed entrò nel mito.