E la sicurezza è l’ambito di impiego che vedrà la più rapida espansione nell’utilizzo dei droni, già in voga anche in Italia per attività come la sorveglianza dei flussi migratori nel Mediterraneo, la lotta alla criminalità, il controllo di grandi infrastrutture, il monitoraggio di frane e incendi boschivi.
Velocemente si stanno affiancando svariate applicazioni, tipo intervento d’emergenza nelle catastrofi naturali, il controllo dall’alto di situazioni critiche, spostamenti di persone sotto controllo, appoggio agli inseguimenti oppure trasporto di medicinali in aree isolate.
Questa seria innovazione tecnologica troverà spazio alla mostra SICUREZZA 2015 di Fiera Milano (3-5 novembre), appuntamento per i professionisti della security e della prevenzione e dell’azione veloce come l’antincendio.
Da questa edizione la biennale SICUREZZA avrà luogo negli anni dispari e non più in quelli pari.
Dai costruttori ai negozi, per il fattore sicurezza dei grandi eventi, nei musei e luoghi d’arte, saranno numerose le applicazioni presentate, con tecnologie sempre più diffuse di videosorveglianza, controllo accessi. La manifestazione vedrà anche spazi dedicati alla sicurezza dei dati e a Internet, in un mondo sempre più interconnesso in cui, via web, si può monitorare la sicurezza di case, auto, impianti industriali, agricoli e vari tipi di controllo gestiti da remoto, tenendo dotto controllo situazioni, sicurezza, criticità.
Il mercato si sta sviluppando velocemente ed è difficile stargli dietro, anche e soprattutto per l’Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile).
Anche quelli sponsorizzati come giocattolo sono sempre più performanti, con camere HD e sistemi GPS, gli APR (mezzi aerei a pilotaggio remoto) sono ormai veri e propri droni e sono richiestissimi.
Molti droni hanno integrata l’intelligenza necessaria per tornare alla base senza che il pilota debba far nulla. Allo stesso modo, grazie a videocamere e estensione video su smartphone e tablet, permettono un volo senza controllo visivo diretto. La barriera tra il drone e l’aeromodello è quindi sempre più sottile, con l’evoluzione tecnologica che porta sui prodotti più economici funzionalità da droni professionali.
Anche lo spartiacque dei 25 chili di peso non ha più senso.
Sulla vendita e uso dei “robot volanti” o APR (mezzi aerei a pilotaggio remoto) si sono continuate a modificare legislazioni e indicazioni. L’ENAC sta faticando non poco a trovare gli equilibri.
Ora, per lavorare con i droni serve una certificazione da professionista, giusto per cercare di evitare gli improvvisati.
I droni non dovrebbero cadervi in testa e il regolamento distingue tra operazioni non critiche e operazioni critiche. Con le prime s’intendono voli in aree disabitate o su campi agricoli, e comunque a non più di 70 metri d’altezza e 200 metri di raggio.
In zone abitate o affollate, si va a un raggio massimo di 500 metri e tra i 70 e i 150 metri di altezza, dove non c’è rischio per cose o persone, e non basta l’autocertificazione: è l’Enac a dare il consenso.
Un po’ deluse le compagnie di guardiani notturni: al calar delle tenebre è vietato volare.
I velivoli vanno assicurati, anzi spesso riassicurati sulla base delle ultime regole Enac perché in precedenza le polizze erano rilasciate a costi bassi.
I buchi dei regolamenti sarebbero soprattutto relative alle scuole per piloti. Teoricamente basta un corso di volo convenzionale ma non è ancora tutto chiaro.
Si può far volare un drone in aree non popolate opportunamente selezionate dal pilota se queste aree hanno un raggio massimo di 200m e se il pilota è in grado di pilotare il drone senza rischio per persone e cose. Queste zone non devono essere zone a traffico aereo e devono stare ad una distanza di almeno 8 km dal perimetro di un aeroporto e dai relativi sentieri di avvicinamento/decollo. L’altezza massima di volo è di 70 metri.
Ad ogni modo, ripetiamo, ogni tanto uno sguardo sopra la testa. Giusto per sapere se in zona volteggia un robot con GPS e videocamera.