Di stretta derivazione 911, la Porsche 959 fu pensata nel 1983 preannunciando prestazioni superiori ai 300 km/h. Successivamente entrò nella leggenda con successi importanti anche nelle gare di durata in pista. I 329 esemplari della versione stradale sono oggi di altissimo valore collezionistico.
Al Salone di Francoforte del 1983 la Porsche svela il prototipo Gruppo B, ossia la prefigurazione della 959. La Casa di Stoccarda non nasconde l’intenzione di voler produrre una piccola serie di 200 esemplari, preannunciando prestazioni superiori ai 300 km/h. La vettura è di stretta derivazione 911, modello che fino a cinque anni prima appariva “sul viale del tramonto” ma che poi, in realtà, arriverà ai giorni nostri grazie anche alla 959. Tornando a trattare di quel Francoforte di 32 anni or sono, nel giro di poche ore oltre 200 clienti sono talmente interessati al prototipo Gruppo B da versare un congruo anticipo per assicurarsi un esemplare. In sostanza, la 959 diventa sold out ancor prima di essere realizzata.
Nel giro di due anni la Porsche 959 nasce sotto la responsabilità del Direttore Tecnico Porsche Helmut Boot. Presentata in versione definitiva al Salone di Francoforte del 1985, la 959 mantiene il padiglione e le portiere della 911, mentre la carrozzeria è in alluminio e kevlar al fine di contenere il peso. Da record il coefficiente aerodinamico Cx, ossia 0,32, quando la coeva 911 faceva segnare 0,39. In sostanza, la 959 appare allora come la Porsche più evoluta di tutti i tempi, portando al debutto un sistema di trazione integrale con distribuzione variabile della coppia motrice, nonché differenziali posteriore e centrale a controllo elettronico. Il cambio è un manuale a 6 rapporti, ma in realtà la prima marcia è una sorta di ridotta e le partenze avvengono quasi sempre in seconda. Le sospensioni hanno un sistema che regola automaticamente l’altezza da terra, mentre per quanto concerne la geometria compaiono i quadrilateri deformabili su entrambi gli assali. A titolo di cronaca, dopo la 959 nessun’altra 911 avrà un layout sospensivo così raffinato all’avantreno, poiché impererà il McPherson, seppur ottimizzato.
Il propulsore è il classico flat six Porsche, profondamente rielaborato. Innanzitutto la cilindrata è di 2,85 litri, le valvole sono quattro per cilindro e la teste sono raffreddate ad acqua. Inoltre, vi è la sovralimentazione con due turbocompressori sequenziali che lavorano in tandem agli alti regimi. Conseguentemente, la potenza ammonta a 450 CV a 6.500 giri/min., consentendo lo scatto da 0 a 100 km/h in appena 3”7/10. Senza dimenticare che grazie ai suoi 317 km/h, la Porsche 959 rimane per un paio d’anni l’auto più veloce al mondo in assoluto. Solamente la Ferrari GTO, anch’essa realizzata in tiratura limitata, riusciva ad avvicinarsi facendo segnare 305 km/h, mentre la Ferrari Testarossa e la Lamborghini Countach 5000 Quattrovalvole raggiungevano rispettivamente 290 e 295 km/h.
Nel 1985 nei listini Porsche permane la 911 Turbo 3.3, meglio conosciuta come 930, un bolide da 300 CV che richiede un impegno di guida alla portata di pochissimi piloti. Potete infatti immaginare il repentino passaggio dal sottosterzo al sovrasterzo in curva quando la turbina entra a regime, favorito oltretutto dal motore collocato a sbalzo del retrotreno secondo l’impostazione “tutto dietro”. Ebbene, nonostante abbia 150 CV in più, la 959 appare più facile da portare al limite rispetto alla 911 Turbo e vanta velocità di percorrenza in curva largamente superiori. Gran parte del merito va alla trazione integrale, soluzione che ritroveremo poi sulle “normali” 911, ma anche in virtù di geometrie sospensive inedite e della cura aerodinamica che ottimizza la deportanza. In sintesi, fino all’avvento della Carrera GT V10 nel 2000, la 959 rimarrà la Porsche più eccitante di sempre da guidare.
Sempre nel 1985 la Porsche 959 viene iscritta alla Parigi-Dakar. La massacrante maratona è ancora quella ideata dall’indimenticato Thierry Sabine, ovvero non concede sconti a uomini e mezzi ed è un’impareggiabile prova globale di sopravvivenza. Il debutto alla Dakar della 959 non è dei migliori, poiché i tre esemplari si ritireranno. Ma la vittoria arriverà l’anno successivo, il 1986, con un primo e un secondo posto assoluto. La Porsche 959 entra così nella leggenda e avrà successo anche nelle gare di durata in pista. E i 329 esemplari della versione stradale sono oggi di altissimo valore collezionistico.
Gian Marco Barzan
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