Una ricerca sul futuro dell’auto, condotta da un italiano, del Mit di Boston rivela come sarà la mobilità urbana. Che a Singapore e New York sta già per diventare realtà.
È il caso, per esempio, del ricercatore del Cnr Paolo Santi, italiano doc che al Mit (Massachusets Institute of Technology) di Boston lavora da anni come coordinatore dei progetti sulla mobilità, incrociando tecnologie digitali, big data e sistemi di trasporto e che ha appena presentato le sue più recenti ricerche.
Il progetto si chiama Wave (il demo video è visibile su senseable.mit.edu/wave) e, facendo leva sulle auto senza conducente, mira a sviluppare entro pochi mesi i primi prodotti commerciali in grado di assegnare una sorta di slot a ogni vettura, abolendo così i semafori, causa di lunghe code e forte inquinamento, consentendo di fatto il raddoppio di flusso di traffico rispetto al sistema tradizionale e riducendo del 30% le emissioni inquinanti.
Si partirà con una decina di auto e all’inizio ci saranno dei conducenti/tutor che affiancheranno i passeggeri per superare la diffidenza iniziale nei confronti di un’auto che si guida da sola. «Nasceranno Ztl dedicate» ci dice Santi «e si realizzeranno i primi semafori intelligenti, un campo questo dove la ricerca del Mit è particolarmente avanti».
A New York, dove il 40% del traffico è prodotto dagli spostamenti con questo mezzo, si contano ben 500.000 corse al giorno. «Al Mit» rivela Santi «abbiamo analizzato 110 milioni di queste corse arrivando al concludere che la gran parte potrebbe essere condivisa, con un taglio dei viaggi in taxi del 40%, servendo lo stesso numero di persone, e soprattutto con una riduzione del traffico tra il 16% e il 20%. E in parte questa condivisione nella Grande Mela è già partita».
Marco Infelise