Sul fattore privacy degli automobilisti “inscatolati” con la spia a bordo, il sistema politico italiano non sembra sia stato molto solerte.
Sebbene una stima dell’ANIA indichi che sono già circa tre milioni le auto italiane in circolazione su cui sono installate le famigerate “scatole nere”, le tutele sulla privacy a cui hanno diritto gli automobilisti che acconsentono ad installare l’apparecchio sulla propria vettura in cambio di uno sconto sulla polizza Rc, si sono infrattate nel dimenticatoio.
Dal 2012, qualcosa non deve essere funzionato a dovere nei passaggi necessari per rendere completamente operativo il “Decreto Liberalizzazioni” (DL 1/2012), che insieme alle riduzioni del premio, prevedeva anche l’emanazione di un regolamento attuativo da parte dell’ISVAP (oggi IVASS).
A sentire le sue parole, le intrusioni nelle tecnologie delle auto da parte degli hacker non è affatto un pericolo remoto. informatici a caccia di notorietà o conferme della propria bravura potrebbero a nostra insaputa sabotare funzioni importanti, dal computer o da un semplice smartphone. E c’è dell’altro – spiega Bernardi – “In assenza di certezze sulle misure di sicurezza, non sappiamo chi effettivamente accede ad informazioni sensibili che spesso riguardano la nostra sfera privata, potendo conoscere esattamente dove siamo e a che ora attraverso il sistema gps”.
Il fattore controllo dell’auto coinvolge spietatamente il fenomeno hacker o hacking che su MotorAge.it abbiamo recentemente e ampiamente trattato ( Clic qui ).
Se vi capitasse che l’auto azioni da sola i tergicristallo, azioni il climatizzatore e lo stereo, mentre dà anche un colpetto di clacson e sprema l’acceleratore, non è il software della mitica “KITT” del serial “Supercar” anni ’80: più plausibile che la vostra elettronica e i chip siano in tilt, oppure potrebbero essere stati gli hacker che giocano con la vulnerabilità dei sistemi tecnologici. Con effetti più o meno pericolosi.
Omai affidare un lavoro di hacking costa poco, e a un abile hacker basta un comune smartphone. Molto chiara l’intervista a uno che conosce il suo mestiere come Jan Valcke – Presidente e COO di VASCO Data Security – Azienda sicurezza in internet – al quale la redazione di MotorAge.it sta ponendo un’altra serie di domande per un’intervista che si prevede “infuocata”.
Del resto la questione è apparsa talmente delicata che negli Stati Uniti è stato tempestivamente preparato un disegno di legge “ad hoc” per definire precisi standard di sicurezza informatici ed un sistema di valutazione del livello di protezione delle auto, ” black box ” incluse. Intanto per lo stesso motivo FCA ha deciso di richiamare cautelativamente dal mercato circa 1,4 milioni di veicoli nuovi. E vari marchi stanno offrendo sistemi per “schermare” meglio alcuni dei propri modelli.