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Volkswagen sotto assedio – lo scandalo si allarga

Der neue Volkswagen Golf GTD Arrivano già a oltre 11,5 milioni i veicoli coinvolti nel mondo. Si dimette il boss e iniziano le denunce. Sono già oltre la trentina le class action ( le azioni collettive ) presentate nei 50 stati USA contro Volkswagen. Gli studi legali si stanno muovendo in fretta e certo non faticano a trovare clienti.

In Italia la procedura non può realizzarsi in maniera altrettanto diretta, leggi diverse, ma le associazioni consumatori come Codacons o Federconsumatori vogliono raccogliere adesioni a class action contro il Gruppo VW, a costo di avviarle negli States.

 Lo scandalo sulla violazione dei controlli dei gas di scarico delle automobili non riguarda più solo gli Stati Uniti ma si sta allargando a vari mercati, anche occidentali. Il software programmato per eludere i test (Clic qui) coinvolge del resto un numero di veicoli ben maggiore rispetto ai dati iniziali: ora si conterebbero già 11,5 milioni di esemplari Diesel (e forse non solo) coinvolti ( appartenenti al Gruppo Volkswagen ), circa il 23% della produzione annuale.

L’ovvio crollo del titolo di Volkswagen in Borsa (arrivato a +20%) è stato solo rallentato per riprendersi (a +3,2)  alla chiusura di ieri, ma la questione, purtroppo, può assumere risvolti pesantissimi, politici come economici. Volkswagen sotto assedio.

Il vanto e la superbia germanica sulla loro qualità e organizzazione sono crollati (ed è un’abitudine ricordando solo i casi Siemens e Deutsche Bank con truffe miliardarie). Chi si è fatto scappare il sorrisino di soddisfazione o si è tolto qualche sassolino dalla scarpa tenga però conto che se la bomba va fuori controllo farà male, e farà feriti ovunque.

 Martin Winterkorn – CEO Chief Executive Volkswagen AG – ha intanto rassegnato le sue dimissioni. Angela Merkel (che abbiamo visto complimentarsi al Salone di Francoforte) per ora lo difende affermando che Winterkorn si assume la responsabilità per tutti, paga, ma non sapeva nulla del fattaccio.

Come non sapevano nulla gli alti dirigenti. Hanno imparato bene il giochino, meglio degli italiani.
“Il Gruppo ha bisogno di una rinfrescata” – ha sentenziato Winterkorn – e la mia scelta vuole dare a tutti l’impulso per ripartire con forza”. In gioco c’è la riconquista di una grande reputazione.

Proprio stamattina nel suo incontro con il VWAG board, il Supervisore, sono però volate parole grosse. Winterkorn, 68 anni, non accetta che sia messo in discussione il suo lavoro. E comunque la sua “buonuscita” a fine mese costerà, si dice circa 28 milioni di euro in un unica soluzione. Il Board può però rivedere la cifra e i tempi; ne ha il potere. Per il rimpiazzamento sono venuti fuori nomi come Matthias Mueller, a capo di Porsche, o Herbert Diess, arrivato recentemente dai rivali di BMW AG.

 E dire che ai conti di fine semestre, il Gruppo VW era diventato il primo costruttore di veicoli al mondo – (a destra la Merkel al Salone IAA) –
La Company ha circa 600.000 dipendenti e possiede 12 brand che coprono un ampio range di veicoli motorizzati; dalle supercar di Lamborghini ai truck Scania, fino alle moto Ducati . Quanto costerà anche a loro questa situazione?
I vertici dell’amministrazione si sono voluti espandere in modo aggressivo, spingendo prepotentemente per espandere il numero di siti produttivi nel mondo, in più di 100 ” locations “, con speciale riguardo per Cina e Nord America.

L’inganno del software manipolatore, che riduceva i dati sulle emissioni in fase di test, pretende spiegazioni credibili; qualche ammissione comincia a trapelare.

Con Winterkorn sottratto da ogni responsabilità, il colosso germanico farà di tutto per collaborare. Il governo USA ha aperto le indagini e sono previste sanzioni. La Environmental Protection Agency ( EPA ) vuole vederci chiaro e ristabilire i giusti standard nel calcolo delle emissioni. Lo stesso deve fare in Germania, con la forte sollecitazione del ministro dell’Ambiente e il ministro dei Trasporti tedesco, con richiesta di un incontro repentino e di un controllo a tappeto sui veicoli nel territorio.
L’Ue chiede agli Stati membri di vigilare sui produttori, e anche il ministero dei trasporti italiano apre un’indagine.
Il Gruppo VW comincerà intanto ad accantonare 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre.

Ma ripetiamo, attenzione alle conseguenze, per tutti. Troppe implicazioni politiche, giochi di potere, giochini economici e posti di lavoro sono in gioco. Per porre riparo a tutta la situazione ci potrebbero volere anni e miliardi di euro.  Questione di immagine da recuperare. E di rispetto verso i clienti e il valore notevole dei propri prodotti. Abbiamo sentito dei delusi, o personaggi che adesso se la ridono soddisfatti, ma anche clienti del Gruppo che non cambiano il giudizio verso la qualità dei prodotti.  Anche se comunque nulla in VW sarà più come prima.

“Crediamo che superare questa crisi sarà una sfida a lungo termine che richiederà determinazione ed energia” ha detto Wolfgang Porsche, a capo della famiglia che di VW controlla il 50,7 % dei diritti di voto.

Fabrizio Romano

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