Sulla scia del Diesel Gate VW, ormai è scattato – come una specie di fobia globale dei costruttori – Allarme Diesel .
Insomma, l’impulso all’innovazione è straordinario. Purché i costruttori non si sentano ” ingabbiati “.
Come Audi ha invitato ai richiami i suoi clienti tedeschi, dopo il Diesel Gate sulla questione delle centraline Volkswagen truccate, la maggioranza dei brand si sono presi cura di inviare informative per sottolineare la propria lucida coscienza: da FCA a seguire. Non ultima Mazda (foto, la CX-3 ).
Così la battaglia alle emissioni è diventato l’impegno assoluto.
Un gran numero di Paesi in tutto il mondo stanno sperimentando nuove modalità di omologazione con test basati sulle condizioni di guida quotidiana, come ad esempio il test condiviso a livello mondiale chiamato Light-duty Test Cycles ed il Real Driving Emissions. I brand motoristici sono invitati a cooperare.
Un’occasione anche per i professionisti e gli innovatori dell’energia. Dopo anni e anni di spinta commerciale sul gasolio pulito, ora l’illuminazione dice che i diesel producono meno CO2 ma inquinano più dei motori a benzina. La manipolazione dei dati apre un vaso di Pandora nel settore dell’automotive. E non riguarda solo una dei gruppi più prestigiosi del mondo ma tocca la credibilità di un intero sistema produttivo. E’ quanto sostengono gli esperti di Avvenia.
Su strada le auto diesel di nuova generazione producono emissioni di polveri sottili e di ossidi di azoto che superano mediamente di 5 volte il limite consentito. A metterlo in evidenza è Avvenia. Certo è che la sostenibilità ambientale è diventata un modello di business. Secondo l’analisi di Avvenia, misurando la ” CO2 evitata “, tra i settori più virtuosi dell’industria italiana vi è proprio quella automobilistica, seconda dol 22%, subito dopo l’industria siderurgica.
Il tema clima e automotive è sempre più analizzato, votato alla ricerca e all’innovazione. Sarà il tema principale anche a Smart Mobility World che si terrà a Monza (e che trattiamo a parte).
Le Jeep Wrangler e Cherokee, come le Dodge, sono state tra le prime e più insistenti. Per un americano era impensabile fino a una decina di anni fa. Ora è normale.
“Certo i motori diesel hanno fatto progressi in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e consumando mediamente meno di quelli a benzina, emettendo meno gas climalteranti responsabili del surriscaldamento del pianeta. Ma le grandi case automobilistiche avrebbero dovuto essere più attente” commenta l’ingegner Giovanni Campaniello, fondatore e amministratore unico di Avvenia.
I test a norma europea prevedono che l’automobile debba far girare le ruote su dei rulli a una media di 33 chilometri orari per 20 minuti. Non si può dunque escludere che qualche Casa produttrice abbia realizzato motori che ottemperano alle condizioni della normativa europea, ma che poi in condizioni d’uso normali producano un maggiore livello d’inquinamento.
Gli sforzi per adeguarsi alle normative sono stati notevoli e obbligati. Per adeguarsi alle condizioni previste per l’omologazione Euro 6 l’astina della tecnologia necessaria, soprattutto per i Diesel, si è alzata di punta, come un missile in verticale.