La ricognizione a piedi è utile; un segno su un bastone all’altezza dell’aspirazione del fuoristrada (il punto più basso dei condotti dell’aria, il filtro, la turbina) è già un riferimento.
Meglio affrontarlo, per quanto possibile, con corrente a favore: per gli sforzi al motore come per la motricità. Ogni metro cubo d’acqua equivale a una tonnellata, e se il fondale è fangoso, la resistenza aumenta. L’incoscienza è poco tollerata dal guado.
Nella carriera di fuoristradisti si vedono troppi “improvvisati Rambo” tuffarsi in una spanna d’acqua con arroganza per poi affondare pochi metri dopo. Nessun corso d’acqua va preso alla leggera: le insidie “fisiche” sono troppe.
Bisogna limitare gli sforzi al motore, e ridurre i rischi di compromettere direzionalità e motricità. Stabilire la traiettoria da seguire, serve proprio a evitare il più possibile situazioni che contrastino l’avanzamento, come ad esempio buche o fondali maggiormente cedevoli: rendono più difficoltoso sterzare e possono fare affondare le ruote in modo inatteso. Individuare zone più scure è già un buon indizio.
Se rientrate nel novero dei fuoristradisti più scrupolosi, allora siete tra quelli che tengono ben a mente dei punti di riferimento, o addirittura li creano, evidenziando i punti ostici con rami o fettucce. Del resto, quando si è alla guida, le prospettive cambiano parecchio, e i riferimenti possono apparire diversi, meno riconoscibili.
In deroga alle regole della marcia fuoristrada, il guado vuole cinture slacciate e finestrini abbassati. La ragione è palese: in ogni momento i passeggeri devono essere in grado di lasciare velocemente l’abitacolo. Se è un tre porte, a meno che non sia cabriolet, i sedili posteriori non devono ospitare nessuno, a costo di trasportare sul tetto!
Reprimere istinti di tuffi e schizzi: la scenografia costa dei rischi. Crea più effetto galleggiamento (tanto maggiore quanto più piccolo è il veicolo), contrasta il “grip” al fondale, aumenta lo shock termico del motore caldo lanciato nell’acqua fredda (anzi, cosa furba tenere spenta per un po’ la vettura prima del “varo”). L’”onda d’urto” del tuffo, poi, non piace né alle pale della ventola né al radiatore.
La progressività è vincente, non provoca l’allagamento “forzato” del vano motore con relativo inzuppamento del filtro. L’avanzamento regolare forma quella piccola onda davanti al muso che permette la formazione nel cofano di una depressione che tiene più basso il livello dell’acqua, consentendo di procedere anche a lungo in sicurezza. Con una marcia corta per utilizzare un regime di giri costante, a livello della coppia massima o, appena al di sopra. Nel guado non è consentito perdere motricità per cambiare marcia, con il rischio che il veicolo si fermi e si spenga.
Se capita, imperativo evitare di riavviare se solo c’è il minimo dubbio che abbia aspirato acqua. Più saggio farsi trainare fuori. Il filtro dell’aria bagnato, e sentire una strana resistenza nello schiacciare i manicotti, sono indicazioni che consigliano cautela. Se il livello dell’olio è aumentato, significa che l’acqua è già arrivata nella coppa.
Sostituire filtro e olio non è difficilissimo, ma solo un esperto può provvedere all’asciugatura dell’eventuale turbina e dell’intercooler e, sempre a seconda del tipo di motore, allo smontaggio delle candelette o degli iniettori (per il cui serraggio occorre poi una chiave dinamometrica) per far espellere l’acqua penetrata, sempre che questa non si sia infiltrata anche nel serbatoio.
Quanto alla conclusione dell’attraversata, sappiamo che in pochi lo fanno, eppure sarebbe meglio considerare più di un punto di uscita, almeno un’altra via di fuga.
Una volta all’asciutto, ricordasi che qualche “pompata” di freni e frizione favorisce l’eliminazione di eventuali depositi.
Teniamo buoni i punti prinicipali. Un breve Memorandum – Tecno Guadi
Inoltre, o si portano i tubetti di sfiato dei differenziali e del ripartitore in zona più alta e protetta, o si dotano gli stessi delle apposite valvoline, che permettono all’aria di uscire ma non all’acqua di entrare quando gli olii si raffreddano. Per alcuni 4×4 sono anche previsti tappi per il carter. Sui veicoli a benzina è bene cercare di proteggere le parti dell’impianto elettrico di accensione, utilizzando del silicone o, in emergenza, anche coprendole con dei sacchetti di plastica.
Traiettoria – Seguire una traiettoria perpendicolare ha controindicazioni. La superficie della fiancata espone il veicolo alla massima pressione da parte della corrente, e l’impatto del frontale con l’acqua comporta una superiore resistenza all’avanzamento.
I tratti controcorrente richiedono maggiore sforzo al motore, penalizza l’aderenza al fondale delle ruote anteriori (specie quella a monte) e può far “scarrocciare” il retrotreno, ripercuotendosi su motricità e direzionalità.
Più efficace raggiungere la riva opposta con corrente a favore.
Tagliare il corso d’acqua in diagonale puntando almeno leggermente verso valle, limita l’accesso di acqua nel cofano e agevola l’avanzamento regolare.
Fondali mobili – Sono tra le insidie peggiori e vanno individuati. Individuare zone più scure è già un’indicazione. Tenere a mente dei punti di riferimento: nell’attraversamento, le prospettive cambiano.
Sicurezza – Il guado vuole cinture slacciate e finestrini abbassati, in deroga alle regole. Se il fuoristrada è un tre porte chiuso ai posti dietro non deve esserci nessuno, a costo di trasportarlo sul tetto!
Tuffi scenografici – Si lascino ai guadi facili, altrimenti si pensi al grip e a evitare effetti galleggiamento. Bisogna anche fare i conti con lo shock termico del motore caldo a contatto con l’acqua fredda (cosa buona e furba tenere spenta per un po’ la vettura prima del “varo”). L’”onda d’urto” non fa bene né alla ventola né al radiatore. Un’entrata in acqua progressiva evita l’allagamento “forzato” del vano motore, con relativo inzuppamento del filtro.
Avanzamento regolare – Forma nel cofano una depressione che tiene più basso il livello dell’acqua. Mantenere un regime costante, anche leggermente al di sopra della coppia massima: nel guado non bisogna perdere motricità per cambiare marcia.
Fabrizio Romano
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