Da quando il manager l’italo-canadese è stato nominato AD, in dieci anni ha trasformato un’azienda ormai quasi cotta, ma ancor più sarebbe riuscito ad assicurare agli azionisti un rendimento complessivo del 251%.
La valutazione considera un arco temporale che va fino a neanche metà 2015. Il neo è l’America Latina, dove gli investimenti non hanno ancora dato frutti e la perdita commerciale è evidente (-30%). Ma la crescita in Europa e Nord America è il vero fiore all’occhiello.
La selezione tiene conto soprattutto di due punti chiave, il rendimento aggiustato per settore e l’andamento della capitalizzazione della società in Borsa.
Nell’indagine redatta da Harvard Business Review Italia e Insead di Fontainebleau, a seguire Marchionne nella top 5 dei manager performanti si trovano Alberto Vacchi quale presidente di Ima, Massimo Doris, ceo di Banca Mediolanum, e Motta di Banca Generali. In questo momento, forse troppi banchieri.
Marchionne il più bravo e performante d’Italia, quindi, il più capace nell’aprire il sorriso ad azionisti e investitori.
L’impegno allargato in Ferrari ha esaltato le abilità nel business di Marchionne ma anche la sua tendenza a essere criptico. Un giorno non lesina critiche alla “Rossa”, un altro giorno la vede
Quanto al mercato, le fresche dichiarazioni di Marchionne al Salone di Ginevra sono un ulteriore esempio delle sue funamboliche capacità di portare le attenzioni dove gli interessa: – da ora aspettatevi continue novità – è il sunto della traduzione del discorso, mirato ad alzare le attenzioni verso i brand del Gruppo.