Una visione del futuro delle competizioni, ma anche un omaggio alla squadra dei “Charlatans” che regalarono a Peugeot tre belle vittorie sul mitico “catino” di Indianapolis. Cento anni fa quella di Dario RESTA con la L45. Oggi, a interpretare le corse più tecnologiche, è la L500 R HYbrid .
Una racing concept pensata come avveniristica monoposto, dal design fluente, cattivo, un po’ siluro, un po’ bestia acquattata.
Alta solo un metro, carreggiate larghe, 1000 chili di peso: un’auto che va a caccia dell’aerodinamica più spinta, “tagliata” per le prestazioni: scatta da 0 a 100 km/h in 2,5 secondi e copre i 1000 m con partenza da fermo in 19 secondi.
Altrettanto si può dire di tutta la parte posteriore: in nero carbonio a contrasto pare aprirsi come un paracadute e in coda mette in mostra i tre artigli incastonati nei gruppi ottici posteriori. Oggi emblema dello stile Peugeot. Come lo è la firma luminosa anteriore ripresa dal nuovo crossover 3008. La tinta esterna tagliata di netto, blu e nero, la “coupe franche”, è quello che Peugeot Sport ha dedicato alla motorizzazione ibrida più cattiva.
Una promessa di grandi sensazioni al volante. A caccia dell’aerodinamica più spinta, le equipe Peugeot hanno rielaborato l’architettura originale biposto della L45 in una monoposto. L’abitacolo è un cockpit pensato come una singola cellula inserita nella carrozzeria. L’interno è un’estremizzazione futuristica ultrasportiva creata attorno ai concetti del Peugeot i-Cockpit, in stile Jet, con volante corsaiolo ridotto, struttura in materiali hi-tech, informazioni su due schermi olografici.
Particolare l’idea proposta per un “copilota virtuale”, il quale può vivere un’esperienza di gara amplificata in tempo reale attraverso un casco VR di realtà aumentata.
La L500 R HYbrid è quindi una racing dal piglio davvero futurista, ma come detto è pure un omaggio a epoche felici per Peugeot negli Stati Uniti. Ricordiamo la L45, ricordiamo le tre vittorie alla Indy 500. Ma anche una squadra di audaci come i “Charlatans”, fino al 1919 portatori di innovazioni importanti nei motori da corsa. La L76 anticipò i tempi con un motore 4 cilindri a 4 valvole per cilindro, con doppio albero a camme in testa, capace di 190 km/h.
Al volante delle prime Peugeot da corsa, i “Charlatans” hanno ottenuto successi un po’ ovunque. Piloti quali Georges Boillot, Jules Goux e il milanese Paolo Zuccarelli o l’ingegnere Ernest Henry sono esempi di quelle glorie. Portate avanti da altre vittorie epiche delle squadre Peugeot Sport negli Stati Uniti: Ari Vatanen nel 1988 e Robby Unser nel 1989 si misero in tasca la mitica Pikes Peak con la 405 T16 (quando la spettacolare gara in salita era ancora nella sua originale versione su sterrato) mentre Sébastien Loeb ha polverizzato il record della scalata di 20 km (in 8’13’’878) nel 2013 con la 208 T16 Pikes Peak.
Tra ricordi del passato e interpretazioni del futuro, per alcuni marchi c’è sempre un collante, un filo conduttore: le competizioni.