276.000 prenotazioni in soli 3 giorni, dietro il versamento di una caparra pari a 1000 dollari. Questo è stato il debutto in società della Tesla Model 3, vettura al 100% elettrica appartenente al Segmento D, che rappresenta il primo modello relativamente accessibile (circa 35.000 dollari) della Casa di Palo Alto capitanata dal geniale Elon Musk. Con buona pace dell’opinione di qualche critico a prescindere, si tratta di un’auto rivoluzionaria come da decenni non se ne vedevano.
Elon Musk ha studiato la Tesla Model 3 integrando le batterie nel progetto, senza quindi aggiungerle a posteriori come fanno tutti gli altri costruttori di vetture elettriche. Un gran bel vantaggio, questo, che rappresenta uno dei segreti dell’autonomia non inferiore ai 350 km. Come dire poter compiere un viaggio Milano-Firenze e oltre senza la necessità di fare “il pieno di energia”. Ma oltre all’autonomia, da sempre “la bestia nera” delle vetture elettriche in generale, Musk ha voluto affrontare con determinazione il problema dei rifornimenti. A quest’ultimo proposito, infatti, Tesla ha già attivato 3600 postazioni di ricarica a livello globale con la previsione di raddoppiarne il numero. Una visione a 360 gradi dell’auto elettrica quindi quella di Musk, che va dal progetto della vettura in se stessa, partendo dal classico foglio bianco, e culmina nelle stazioni di approvvigionamento dell’energia.
Caratterizzata dalla trazione posteriore, oppure dall’integrale con 3 motori elettrici, la Model 3 è accreditata di un’accelerazione 0-100 km/h in appena 6”. Quanto basta per tener testa a berline sportive molto blasonate con motorizzazioni termiche. Tra le dotazioni previste figurano l’Autopilot per la guida autonoma, la compatibilità con i Supercharger e il tetto panoramico. Per quanto riguarda la sicurezza, Musk si attende i massimi rating in ogni genere di crash test a cui verrà sottoposta la vettura. Le prime consegne non avverranno prima della fine del 2017 e cominceranno, presumibilmente, in California per poi estendersi gradualmente al resto degli USA, in Europa e nell’area Asia- Pacifico.
Come avviene per ogni grande innovazione anche la Tesla Model 3 fa discutere, probabilmente sulla spinta inconscia del timore che i cambiamenti epocali possono suscitare. E a “storcere il naso”, infatti, non sono stati solo esponenti di certi ambienti alquanto lunatici dell’alta finanza che gravitano attorno a Wall Street, ma anche una (minima) parte dei mass media. Anche in Italia si sono letti titoli del genere “l’auto che non c’è” (quando esiste eccome, seppur allo stadio di prototipo e soggetta a test degni della Nasa), o addirittura “che inquinerebbe più di una vettura a benzina” tirando in ballo le fonti di approvvigionamento di energia (come se le centrali elettriche funzionassero tutte a carbone). In buona sostanza siamo sicuri che Elon Musk andrà avanti per la propria strada e molti costruttori saranno costretti all’inseguimento. Anche la Mini del 1959 di Sir Alec Issigonis suscitava inizialmente perplessità, ma poi come per tutte le grandi innovazioni…
Gian Marco Barzan