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Nel diluvio di Assen spunta Miller. Cadono Rossi e le Ducati, Marquez allunga

La corsa più caotica dell’anno rischiava di ridisegnare le gerarchie in vetta. Il diluvio di Assen che si è scatenato sulla pista del GP d’Olanda negli ultimi giorni ha regalato un po’ di pathos al romanzo del Motomondiale. A partire dalle qualifiche di sabato che hanno riportato la Ducati in pole dopo tre anni.

Alla fine è successo un po’ di tutto perché non si stravolgesse praticamente nulla. Si prende un barlume di gloria un outsider poco conosciuto, l’australiano Jack Miller sulla Honda Vds, al suo primo successo in MotoGP. Era da 62 Gran Premi (Stoner in Australia nel 2012) che non vinceva un pilota esterno al cerchio magico dei soliti noti, specie quello Lorenzo-Rossi-Marquez-Pedrosa: a suo modo un evento storico.

Ma il vero vincente della gara è Marc Marquez che, con il secondo posto ottenuto in Olanda, allunga in testa alla classifica del moto mondiale sui suoi diretti rivali. Alla gara delle occasioni perse si iscrive a pieno titolo Valentino Rossi che, dopo l’intervento della bandiera rossa e la sospensione della gara causa maltempo, si era trovato in testa davanti a Marquez. La sua caduta, venuta dopo quella delle Ducati (anche loro grandi deluse per aver mancato l’occasione di tornare a vincere un GP dopo tantissimo tempo), rischia ora di essere un punto di non ritorno per le sue speranze mondiali. Anche se nello sport vige la regola del “mai dire mai”. In fin dei conti si sentiva la stessa cosa anche dopo il Mugello, e poi la successiva gara in Spagna aveva rilanciato le quotazioni del Dottore.

Lorenzo annaspa, costretto a vivere una giornata nelle retrovie, forse il pilota che più ha sofferto delle avverse condizioni meteo (soltanto un decimo posto). Riesce solo a limitare i danni: pensare che al momento della bandiera era addirittura penultimo fa venire i brividi (ai suoi sostenitori come ai suoi sponsor). Crolla anche Vinales che conferma i suoi alti e bassi risalendo fino al nono posto.

La pioggia l’ha fatta quindi da padrone. Fino al quindicesimo giro, quando è stata esposta la bandiera rossa, la classifica vedeva Dovizioso, Petrucci e Rossi a gestire il vertice. Sarebbe stata una giornata storica per i colori italiani ed ulteriore carburante nel motore della rimonta del pilota di Tavullia. Una volta ripartiti, invece, la corsa non è stata più la stessa: Valentino ha preso il comando ma al terzo giro è caduto, imitando i suoi connazionali. Una clamorosa occasione persa. Marquez, fin lì dietro, si porta a +42 sul pesarese e a +24 su Lorenzo. L’unico “graziato” dalla bandiera rossa è Andrea Iannone, scivolato al 14° giro ma ripescato per il via della seconda parte della corsa: per lui un quinto posto. La Ducati sale comunque sul podio con Redding, terzo. Ma i presupposti con i quali era iniziata la gara erano ben diversi. Cade, interrompendo sul più bello un sogno, anche il colombiano Hernandez del team Aspar, partito dalle retrovie e poi capace di scalare la classifica fino al primo posto sfruttando la gomma morbida da bagnato su una pista umida. Quando riprende a piovere in maniera copiosa è invece il primo a rimetterci. Purtroppo non il solo in una gara pazza che ha portato in zona punti anche Pol Espargaro (4°), Barbera (6°), Laverty (7°), Bradl con Aprilia (8°).

Andrea Sicuro

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