Una serie di nuovi test condotti dall’ADAC (l’Automobile Club tedesco) dimostrano come, ogni due minuti, veicoli di modelli e marche diverse trasmettano e condividano con i costruttori informazioni riservate e importanti: stile di guida dei conducenti, numero di giri del motore, entrata in tensione delle cinture di sicurezza, chilometri percorsi (distinguendo tra autostrade e strade urbane), posizione GPS, consumi e livelli dei carburanti, pressione dei pneumatici, accelerazioni, eventualmente stato di ricarica, livello e voltaggio delle batterie.
Chi sceglie di montare una black box per risparmiare sull’assicurazione sa e ha accettato che qualcuno ne possa controllare i movimenti e lo stile di guida, ma una connessione con il proprio veicolo da parte della casa costruttrice lo di dovrebbe immaginare solo nel caso della presenza di equipaggiamenti per il pronto intervento o SOS. Altrimenti diventa pirateria informatica.
Secondo Jacob Bangsgaard, Direttore Generale Regione I FIA, “I risultati sui veicoli appena testati dimostrano che i costruttori automobilistici di varie marche rilevano i dati in modo costantemente invasivo”. Attualmente – aggiunge Bangsgaard – non esiste possibilità di informazione per i clienti, visto che la trasmissione dei dati ai costruttori di auto è ormai praticamente stabilita per default. E’ il rovescio della medaglia dell’avere a disposizione sofisticati impianti tecnologici, multimediali, di mappatura e sicurezza attiva. I clienti consumatori devono poter contare su maggiori salvaguardie dei dati personali. “Meritano di più” – ha concluso il Direttore Generale della Regione I FIA.
La FIA ha condotto un sondaggio in 12 Paesi europei per verificare il grado di conoscenza di queste tematiche.
Il 90% degli intervistati ha dichiarato che i dati dei veicoli appartengono al proprietario o al conducente; l’88% è risultato molto preoccupato circa la divulgazione di informazioni private; l’86% dell’uso commerciale che se ne potrebbe fare, del pericolo di hacking (pirateria informatica) e di tracciabilità dei veicoli. Sulle concrete possibilità di hacking ne avevamo già parlato, quando un gruppo di informatici dimostrò come potevano interagire con i comandi del veicolo, spegnendo il motore a distanza.
Il 95% delle persone, infine, si è detto convinto che occorra una normativa specifica per tutelare i loro diritti sui veicoli di proprietà e sui dati relativi al comportamento dei guidatori.
Vediamo cosa accadrà. State connessi!
Redazione MotorAge.it