MotorAge New Generation

Nomi auto, quelli italiani piacciono di più

Tra i fattori più importanti, per il successo di un’auto, il nome ha una larga parte visto che in modo esplicito o a livello subliminale, i nomi delle auto influiscono sulle scelte dei compratori.

 

La registrazione a livello globale di sigle, titoli, parole e combinazioni di termine e nomi auto  è ormai uno dei campi di battaglia più difficili, per i responsabili del marketing, per questo tra i più gettonati troviamo i nomi di origine italiana: Maserati ha scelto di legarsi ai nome dei venti, Lamborghini si ispira ai tori, Fiat Commerciale riprende il nome di monete del passato come Fiorino, Talento, Ducato.

Ma anche le marche straniere usano per le proprie vetture nomi italiani: Volkswagen ha prodotto l’utilitaria Lupo, la coupé Corrado e la berlina Vento, senza dimenticare la Scirocco e la Bora. Ford ha chiamato un’auto “Figo”, ma le più note sono la Cortina nata negli Anni ’60, la Capri, e la Torino, apparsa nella serie tv degli anni ’70 Starsky e Hutch. Della Opel è nota la Corsa, l’ Agila e la cabriolet Tigra. A tempi meno recenti risalgono invece la Calibra e la Campo, senza dimenticare la famosa Monza coupé.

Due popolari berline Toyota si chiamavano Carina e Corona, ma sono arrivate anche le Avanza, Innova, Passo, Porte, Premio e Verso. Mazda invece ha scelto i nomi Luce, Bongo e Cosmo. Nissan ha preferito battezzare le sue auto con i nomi  Cima, Fuga, Gloria, Largo, Serena Stanza e, le più recenti Fuga, Murano e Versa.

Più divertenti e assurdi, gli aneddoti sui nomi auto di alcune vetture; la citycar giapponese Laputa, nei Paesi latini ha immediatamente richiamato ai compratori l’associazione col mestiere più antico del mondo. Per i Paesi anglofoni, ci ha pensato Ford a ribadire il concetto, con la Escort.

A Suzuki invece spetta il merito di aver utilizzato una delle parole italiane più conosciute e popolari al mondo: Cappuccino, che insieme ai nomi Alto, Baleno, Cara, Cervo, Liana, Nomade, Palette e Samurai danno alla casa giapponese il primato assoluto.

Anche tra le italiane, ci sono stati alti e bassi: una fortuna che il nome Punto in Germania sia utilizzato per chiamare il cane di Topolino, ma decisamente poco consono il termine Ritmo, che nei paesi anglofoni e in Brasile è stato sostituito con Strada (rhythm e ritmo, significano entrambi “ciclo mestruale”).

La Lancia che ha dato i natali a vetture di successo come Ardea, Beta, Delta, Gamma, Flaminia, Fulvia, Appia, all’estero ha avuto qualche problema con Dedra che in inglese, suona come “dead rat”, ovvero “topo morto”; poco incoraggiante, anche con la trazione integrale.
Il 164 della berlina Alfa Romeo sembrava inattaccabile, invece in alcune regioni dell’Asia viene interpretato come “morte diffusa”; i pochi acquirenti staccavano la targhetta identificativa. Per questo nacque l’Alfa 168, numero che invece significa “ricchezza diffusa”.

Ma il nostro plauso va a Ssangyong che di recente ha scelto di celebrare l’Italia battezzando Tivoli la sua prima SUV compatta.

 

Exit mobile version