Sotto di 43 punti dopo soltanto 4 gare, il rischio che correva Hamilton era di dover alzare bandiera bianca anzitempo in favore del compagno di scuderia, più giovane e affamato di vittorie. Per tutti gli appassionati, il rischio di dover assistere a un mondiale di Formula 1 ancora più noioso (tipo un one man championship, visto anche che le Ferrari non si sono ancora svegliate davvero).
Ma non si vincono tre titoli mondiali per caso e Lewis ha dimostrato la tempra del campione gara dopo gara, senza pensare a compromessi o giochi di squadra. Ha creduto di poter riuscire in una rimonta straordinaria, unita anche al calo di Rosberg che forse si è adagiato sugli allori troppo presto, pensando che il più fosse fatto, con le Ferrari indietro, lontane dal far paura, e la macchina più forte del campionato a disposizione.
Quello che però in molti si sono dimenticati è che, fino a prova contraria, il campione in carica, e quindi l’uomo da battere, è ancora l’inglese che ora diventa il favorito del torneo. Non fosse altro perché Hamilton sa come si vince e come gestire le vittorie, a differenza di Rosberg, che ora dovrà tornare a recitare una parte cui non era più abituato: non più quella della lepre, ma del cacciatore.
I punti di differenza sono soltanto 6, una miseria considerando che mancano ancora dieci corse e, come si è visto, le cose possono cambiare da una settimana all’altra e di conseguenza anche i giudizi. Ne sapremo di più tra qualche giorno, in Germania, ad Hockenheim, quando presumibilmente il pubblico sarà dalla parte di Nico. Per lui e il suo entourage un banco di prova importante per dare corpo ai sogni iridati.
Per Hamilton, invece, imporsi anche in casa del rivale vorrebbe dire dare una spallata, molto forte, al campionato.
La gara in Ungheria offre pochi spunti, vuoi per l’ennesima prova di forza delle Frecce d’Argento o per il tracciato tortuoso che permette rari sorpassi. Succede tutto nella prima curva quando Hamilton supera subito Rosberg, che partiva dalla pole, e lì ci rimane fino alla fine. Dietro di loro è bagarre tra Red Bull e Ferrari, cui rimane soltanto l’obiettivo del secondo posto nella classifica costruttori per addolcire la pillola di una stagione comunque amara prima di pensare al futuro prossimo nel quale forse ci si aspettano cambiamenti radicali.
Alla fine, il classico giro delle soste premia le Red Bull con Ricciardo che va a podio a discapito di Vettel.
Verstappen chiude quinto davanti di un soffio a Kimi Raikonnen, che però non può rimproverarsi nulla. Il finlandese, partito dalle retrovie, è autore di una buona rimonta. Nel finale un tentato sorpasso di Kimi all’olandese figlio d’arte causa il danneggiamento dell’ala anteriore. Chiaro segnale di come la stagione abbia ormai preso una piega difficile: di tempo per raddrizzarla non c’è n’è però più… Al team di Maranello serve, anche per l’orgoglio, non farsi strappare il posto dietro Mercedes.
Andrea Sicuro