Per la legge dei grandi numeri doveva accadere prima o poi. Dopo sei anni la Ducati torna a vincere in MotoGP, e lo fa in grande stile centrando sul circuito dello Spielberg una doppietta sensazionale, con un team tutto italiano. E’ Andrea Iannone, che a 27 anni coglie il primo successo nella classe maggiore, a rompere il tabù del team di Borgo Panigale, 2128 giorni dopo l’ultima volta quando a Philippe Island si impose Casey Stoner.
Grande rivincita per il pilota abruzzese, spesso criticato in questa stagione per alcune manovre al limite del regolamento, costate podi e punti importanti, al punto da convincere i vertici della Ducati a porre le basi per il divorzio a fine anno.
Qui va fatto un inciso. Iannone andrà in Suzuki, con ben pochi rimpianti lasciati a Borgo Panigale. Ma intanto si porta dietro la nomea del pilota che ha riscritto la storia in casa Ducati, ridandole quel blasone che si era perso in questi anni e regalando una gioia ai colori italiani.
Il sentore che la domenica austriaca non fosse una domenica come tutte le altre lo si era avuto durante le qualifiche, chiuse con Iannone in testa. Prologo a una gara combattutissima e tirata con il compagno di scuderia, Andrea Dovizioso e le Yamaha a remare dietro, alla rincorsa divenuta sempre più impossibile.
I due piloti hanno dettato i ritmi della corsa dal primo all’ultimo giro, salvo un tentato inserimento delle Yamaha nelle battute iniziali. A far la differenza alla distanza, nel duello finale con Dovizioso, la decisione di Iannone, unico tra i big, di mettere la gomma media sulla ruota posteriore.
Che questo per il team rosso possa essere l’inizio del rilancio atteso dai sostenitori italiani e ancora soltanto abbozzato: influiranno anche l’innesto del direttore delle corse Gigi Dall’Igna e l’arrivo a fine stagione di Jorge Lorenzo. La classe regina ha bisogno di una Ducati finalmente competitiva.
L’occasione storica si è verificata in una giornata grigia per il leader del Mondiale Marc Marquez, che le ferie estive restituiscono in versione più “umana” (soltanto quinto con la sua Honda). Pesano anche le non perfette condizioni fisiche, con una spalla malconcia dopo la caduta di sabato, che ha pesantemente limitato la performance in pista.
Il leader del Mondiale comunque può consolarsi per aver ammortizzato i danni in classifica generale. Se la rincorsa a Marquez richiede di sfruttare i passi falsi del leader, la gara dello Spielberg ha l’aria di un’occasione perduta o sfruttata solo parzialmente dai due diretti rivali in Yamaha. Con più benzina in corpo, avrebbero potuto ridurre ulteriormente il distacco in classifica generale. Por Fuera può sorridere comunque per un terzo posto e un ritorno al podio dopo settimane dal rendimento opaco, che gli restituiscono morale in vista del rush finale. Valentino Rossi si deve accontentare invece soltanto di una medaglia di legno, neppure consolante dopo una gara inespressa, in cui è stato protagonista a sprazzi, soprattutto in avvio. Poco per cullare sogni di scalata in classifica: Marquez conduce ora a + 43 su Lorenzo e a + 57 su Rossi. Il margine rimane quindi rassicurante in ottica Mondiale.
Messi da parte i vari calcoli per il titolo, rimane impressa nella memoria degli italiani e degli sportivi la bellezza di una domenica che in Ducati non dimenticheranno mai.
Andrea Sicuro