Hamilton cala il poker: game over Mondiale?
Scacco matto di Lewis Hamilton al Mondiale Formula 1. Verrebbe da dirlo dopo il GP di Germania che avrebbe dovuto segnare un punto a favore del compagno di squadra in Mercedes, Nico Rosberg, che dalla sua aveva il fattore “campo”. Invece ancora una volta il pilota tedesco ha confermato le pecche dell’inesperienza a lottare per il vertice, con una sequenza di errori inenarrabili, da matita rossa.
Dalla falsa partenza, che ha di fatto vanificato la pole conquistata sabato, al sorpasso azzardato che manda Verstappen fuori pista e gli costa un’altra penalità decisiva, la seconda in sole tre settimane. 5 secondi che lo fanno retrocedere al quarto posto.
E allora a molti potrebbe apparire giusto che il titolo (il quarto consecutivo) resti nella mani dell’inglese, capace di imporsi per il quarto Gp di fila (sesta vittoria nelle ultime sette gare e quarantanovesima vittoria in carriera), dopo una grandiosa rimonta con tanto di sorpasso certificato all’Hungaroring e confermato con allungo in quel di Hockenheim.
Quello di Hamilton rischia infatti di essere un colpo da “KO” sotto il profilo psicologico: i punti di distacco, diciannove, cominciano a diventare tanti e il tempo da qui alla fine si accorcia. L’aritmetica concede ancora diverse chance a Rosberg, a patto però di non sbagliare più e a limitare quei peccati di gioventù che gli hanno fatto dilapidare punti importanti quando era in testa. Per il mondiale di Formula 1 (e a questo punto anche per il team Mercedes Petronas) il favorito, specialmente dopo la prestazione in terra teutonica, torna a essere Hamilton. Il quale vince come ha ormai abituato, in testa dall’inizio alla fine, dettando i ritmi di gara, sfrecciando più veloce dei rivali e amministrando con autorità il vantaggio. Dinnanzi a prove del genere, diventa difficile per il diretto rivale cullare sogni iridati.
Il momento peggiore per il campione in carica è ormai alle spalle, mentre lo sfidante si è infilato in un tunnel da cui stenta ad uscire.
Quanto alle Ferrari, altra giornata difficile per il team di Maranello e per i suoi tifosi. In settimana è arrivato l’annuncio del divorzio dal direttore tecnico James Allison, che dal prossimo anno sarà sostituito da Mattia Binotto. L’impressione è però che per rivedere la Rossa competitiva (in questa stagione ancora a secco di vittorie: è già un record negativo) ci vogliano cambiamenti ancor più radicali che coinvolgono l’intera gestione del pianeta Ferrari, dalle performance in pista al management che prende le decisioni dietro le quinte.
Partiti in terza fila dopo le ennesime qualifiche deludenti. In sostanza nessuna delle Rosse è mai stata in gara, sempre a rincorrere le Red Bull che in questo periodo si dimostrano all’altezza del confronto con le Ferrari (anzi, adesso sembrano avere anche qualcosa in più). Il secondo posto di Ricciardo e il terzo acciuffato da Verstappen significano che il team Red Bull diventa pericoloso per il secondo posto nella classifica costruttori, diventato l’obiettivo della Ferrari. Perdere anche questo sarebbe uno smacco non da poco. Dalla padella alla brace. Del resto in Germania è arrivato solo quinto Sebastian Vettel (a 20” da Ricciardo), e sesto Kimi Raikonnen. Piazzamenti da attori non protagonisti.
La gara riserva poche sorprese, dopo il pronti-via che paralizza Rosberg e concede il via libera ad Hamilton. All’undicesimo giro il leader del Mondiale era già avanti di oltre 5”, che diventano otto sedici giri più tardi, davanti a Verstappen, Ricciardo e Rosberg. L’inglese trema giusto un po’ soltanto nel finale quando Ricciardo si avvicina ma l’australiano chiude comunque a 7” di distacco. Un chiaro segno di superiorità che mette ancora più ansia a Rosberg e ai suoi sostenitori…
Andrea Sicuro