Rosberg vola nel GP di Singapore e ritorna in vetta inseguito dal brivido
Ribaltone in testa al Mondiale di Formula 1. Al GP di Singapore Nico Rosberg vince la terza gara consecutiva e ritorna sul quel trono che aveva dovuto cedere alle gesta del collega-rivale in Mercedes, Lewis Hamilton. Tre gare fa Rosberg era dato da molti quasi per spacciato, annichilito dopo un poker di vittorie filate dell’inglese, Hamilton, che aveva saldamente ripreso le briglie del mondiale. Ma si era capito, dal sorriso a Spa, dalla tranquillità festaiola di Monza, che Rosberg sentiva di aver ritrovato il feeling con il veicolo e lo smalto dei tempi migliori, quelli di inizio stagione quando sembrava esserci un solo pretendente al titolo iridato.
Quindi si invertono nuovamente i ruoli in ottica Mondiale, quando mancano sei gare al termine e i punti di distacco sono otto: adesso è Rosberg a recitare la parte della lepre ed Hamilton quella del cacciatore, un ruolo scomodo quando la sabbia nella clessidra inizia a scarseggiare.
Superato lo snodo cruciale del GP di Singapore (circuito bello quanto stretto e tortuoso da prestarsi a molte insidie), sarà interessante vedere come i due piloti sapranno gestire le energie fisiche e nervose, verso il rush finale, e quali saranno le strategie di gara che adotterà il team Mercedes Petronas da adesso in poi.
La scuderia tedesca continuerà a celarsi dietro un “liberi tutti”? Preferirà avvantaggiare l’attuale campione del mondo, che non ha certo intenzione di abdicare? Oppure andrà incontro alla maggior fame di vittorie del tedesco, più giovane dal punto di vista anagrafico e desideroso di iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro?
Un dato statistico può dare conforto alle speranze di Rosberg: nella storia di questa disciplina mai nessun pilota ha perso il Mondiale dopo aver vinto otto Gran Premi. Può essere quindi l’anno di Nico che però deve saper gestire la pressione meglio di quanto abbia fatto prima della pausa estiva, quando si è materializzato il sorpasso uragano di Hamilton.
Intanto a Singapore Lewis si deve accontentare del terzo posto, cedendo alla Red Bull di Ricciardo, il quale ha provato a fare da guastafeste e per poco non ci riusciva in pieno. Medaglia d’argento per l’australiano; rimane dietro alla Mercedes di Rosberg per soltanto 5 decimi di secondo, confermando di essere l’autentica rivelazione della stagione.
Le Ferrari si fermano a un passo dal podio, ma c’è un’altra notizia: una Rossa ha sorpassato una Mercedes (anche se temporaneamente). Kimi Raikonnen, autore di un’altra prestazione convincente che lo porta al quarto posto, è riuscito a infilare Hamilton, fin lì in difficoltà. Mera illusione. Hamilton spinge sull’acceleratore e al pit stop si concretizza il controsorpasso decisivo.
Grande la rimonta di Vettel che partiva dall’ultima posizione e alla fine ottiene un ottimo quinto posto, davanti a Verstappen. In gara le Rosse dimostrano spesso le loro potenzialità, ma serve cambiare passo nelle qualifiche. Nel finale di stagione la Ferrari deve giocarsi con la Red Bull il secondo posto nella classifica costruttori.
Invece, a ravvivare la corsa di Singapore ci hanno pensato le Frecce d’Argento con una strategia apparsa quasi suicida e che per poco non avvantaggiava ulteriormente il terzo incomodo Ricciardo. Al giro 46 Hamilton decide di rientrare ai box per la terza sosta, seguito da Ricciardo e Raikonnen, mentre Rosberg vuole proseguire fino alla fine. Il tedesco, fin lì dominatore incontrastato della gara, finisce per perdere qualcosa come 3 secondi a giro rischiando di venire acciuffato dall’australiano, arrivato a un passo dalla rimonta che sarebbe suonata come una beffa. Il brivido ha accarezzato da vicino le spalle di Rosberg, che può esultare per una vittoria pesantissima. Ma non ancora decisiva.
Andrea Sicuro