La partita però non è ancora definitivamente chiusa, almeno lo dicono la matematica e la performance dell’inglese, il quale non sembra avere ancora intenzione di mollare il suo scettro. Per l’attuale campione in carica (val la pena ricordarlo) è stata la vittoria numero 50 in carriera, quella che gli permette di rosicchiare sette punti a Rosberg e lanciargli un monito in vista del rush finale.
Gara convincente cominciata e chiusa in testa in modo quasi robotico davanti al collega tedesco, il quale di fatto rimane nettamente il favorito, mentre il tempo stringe: sono tre i gran premi che mancano alla conclusione, con 26 punti a separare i due rivali in casa Mercedes. Tanti.
Hamilton, notoriamente un attaccante, più votato all’istinto che all’ordine, a volte si trasforma anche lui in un precisino. Bisognerà parlarne di questa Formula 1 in cui il volante si tratta come un sensibile goniometro e ogni accenno di controsterzo è considerato un errore.
Il dato che arriva da Austin è che Hamilton ha ritrovato la vittoria dopo un periodo complicato, e per rabbia o speranza non ha ancora alzato bandiera bianca. Chissà non sia troppo tardi.
Rosberg del resto ha la possibilità di laurearsi campione del mondo già all’appuntamento in Messico, nell’ipotesi di una sua vittoria e un contemporaneo “zero” in classifica di Hamilton. Una combinazione non tra le più probabili: più facile che l’incontro con il titolo possa arrivare in Brasile, a Interlagos, il 13 novembre. Questione di giorni per mettere da parte i calcoli aritmetici e (qualunque dei due driver sia) vedere il team Mercedes tirare fuori lo champagne per festeggiare il anche titolo piloti, ormai in cassaforte.
Altra prestazione sottotono, invece, delle Ferrari, al traguardo ancora una volta giù dal podio e perdenti ancora una volta nel duello con la Red Bull. Con la sua Rossa Vettel chiude quarto, dietro a Ricciardo, mentre Raikonnen è costretto al ritiro per una gomma posteriore fissata male all’ultimo pit stop. Un altro pasticcio che costa al finlandese un podio possibile.
Peccato perché anche ad Austin le Rosse hanno lottato, ma la miscela di errori tattici ai box e problemi di affidabilità della monoposto costituiscono un macigno pesante per il Cavallino; in questa stagione resta a quota zero la casella di vittorie, e il nuovo staff ingegneristico deve colmare non solo il divario dalle Mercedes ma pure dalle Red Bull. Vettel ha comunque salvato l’onore della Scuderia.
Prova da dimenticare anche per Verstappen, pure lui costretto al ritiro per un malinteso con il team radio. L’olandese capisce di essere stato richiamato ai box, rientra in pit lane ma i meccanici non sono pronti. Dopodiché il figlio d’arte si deve arrendere per le bizze del motore. Un momento decisivo della corsa: si entra in regime di safety car e questo contribuisce a cristallizzare la gara facendo anche il gioco di Rosberg, che perde così meno tempo per il cambio gomme rispetto a Ricciardo che con la Red Bull termina dietro alle Frecce D’Argento, terzo e comunque ancora sul podio.
Andrea Sicuro