Tra increduli ed euforici, alla fine ha vinto lui: un pugno alla monotonia del “politicamente scorretto”, Donald Trump è il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. Ricco, estremo, anticonvenzionale come le auto a cui è legato.
Un Donald Trump che ha vinto praticamente da solo, abbandonato dal suo stesso partito Repubblicano, che con il suo potere economico si è autofinanziato la corsa alla Casa Bianca, con l’aiuto di qualche amico del club. Si dice che “The Donald” abbia una flotta di chauffeurs in ogni grande città, pronta a portarlo a destinazione ovunque e in qualsiasi momento, anche se gli piace guidare e con la sua ricchezza si permetta di togliersi succulenti sfizi motoristici. Prima di capire i perché di una vittoria “anticonvenzionale”, andiamo a scoprire le perle del garage Trump.
Rolls-Royce Classic: la Silver Cloud stile British – Come tanti “Businessmen” con coperture economiche a dieci stelle ci vuole un pezzo d’arte per farsi portare in giro. E Donald è riuscito ad ottenerlo precocemente, quando doveva ancora diventare più ricco del padre imprenditore. La sua scelta cadde sulla Rolls-Royce Silver Cloud del 1956, riportata come il primo veicolo entrato in possesso di Donal Trump. Un regalo del padre, in grado con il suo patrimonio di soddisfare il suo desiderio di una Classic British importante, e che risponde perfettamente ai requisiti.
Lamborghini Diablo VT: la sportiva esclusiva – Trump si è impossessato non da molto di una Lamborghini Diablo VT 1997. Uno dei soli 200 esemplari realizzati prima che il modello ricevesse l’aggiornamento di facelift nel 1999. La tinta Le Mans Blue la fa notare per bene, e Trump vuole che il suo legame con la sportivissima Diablo VT rimanga inciso, indissolubile anche caso mai la vendesse, visto che l’ha fatta personalizzare con un badge “Donald Trump 1997” all’interno della portiera del pilota. L’ha trovata in vendita lo scorso Settembre, con prezzo richiesto di 299.000 dollari. Un piccolo mistero per un’auto quotata intorno ai 180.
Rolls-Royce Phantom : il gioiello dei ricchi ragazzi – Bellissima, energica e costosa, abbastanza da passare il muro del mezzo milione di dollari con i lussuosi gadget annessi. Con l’opulenza hi-tech da Rolls moderna, sotto il cofano alloggia un potente e silenzioso motore V12 da 435 cavalli. Nonostante l’enormità della stazza, riesce a portare a 100 km/h in sei secondi. Una nobile bestia stradale.
Trumpventador: sostegno al candidato – Diventata famosa nella corsa alla presidenza è poi questa Lamborghini Aventador, rinominata per l’occasione “Trumpventador”, un lavoro realizzato su commissione come omaggio a Donald Trump. L’ha preparata Superior Auto Design, azienda di Pompano Beach, Florida, specializzata in car wrapping. A richiedere la particolare personalizzazione, un grande sostenitore che ha fatto della sua Lambo personalizzata con il wrapping una sportiva promozionale. Ha preso anche parte al Gold Rush Rally, evento itinerante di auto sportive che lo scorso Maggio è passato attraverso l’America, per città quali Boston, Washington, Charlotte, Nashville, Colorado Springs, Salt Lake City, fino a Las Vegas e Los Angeles.
Camaro SS Indianapolis: invito di prestigio – Non compare tra le sue proprietà private (anche se c’è chi afferma di si), ma è l’esempio di come il potere della politica e dell’economia portino dei plus valori. E’ tradizione che alla presentazione della Pace Car della Indy 500 venga invitato un personaggio famoso e d’attualità. Questa è la Camaro scelta per il 2011, edizione del 100° anniversario. A guidarla sul circuito venne invitato Donald Trump, il quale, avvicinandosi alla candidatura per le presidenziali repubblicane, svolse l’impegno con felicità e, come d’abitudine, suscitando un po’ di clamore. Con i suoi famosi capelli al vento. La Camaro SS 500 è una Cabrio con motore V8 da 426 cavalli muscolosi, ruote da 20″, e placca personalizzata Trump nell’equipaggiamento superlativo.
Come sarà l’America del futuro prossimo? Il popolo, la sua pancia, ha portato Donald Trump a vincere con un largo margine. Alla fine “The Donald”, con un modo di fare al limite della strafottenza, è stato preferito a una Hillary Clinton indebolita dai desideri di conquista, sorretta fino al momento fatidico più dal potere del Brand Clinton che dalla sua capacità nel convincere. Forse come ha detto Grillo l’elezione di Trump è come una “V Day” epocale alle burocrazie contorte, sulla scia di Clint Eastwood quando in un’intervista afferma: “La verità è che oggi siamo tutti stufi della correttezza politica: questo non si può dire, questo non si può fare. Tutti si comportano come se camminassero su gusci d’uovo”.
Se ci si pensa, Trump è andato oltre anche a evidenti contraddizioni. Lui, appartenente al pianeta dei grandi ricchi, poco portato alle buone maniere, perfino arrogante, omofobo nella più grande partita tra uomini e donne, è riuscito che il suo richiamo ai valori della vecchia America lo vuole concepire in modo moderno. Crescita del lavoro piuttosto che aiuti alla Banche, protezionismo invece di globalizzazione incontrollata. Così ha convinto Stati e città solitamente terra dei democratici, come il Michigan, o Detroit, dove pulsava forte l’industria motoristica. Ora bisognerà vedere a cosa porterà questo sballottamento planetario.
Fabrizio Romano