Ferrari: Trimestre chiuso con successi da record
La Casa del Cavallino Rampante rialza le stime. e conferma che le consegne delle vetture Ferrari sono rimaste in estate “nella fascia alta” delle attese.
Grandi soddisfazioni alla Ferrari. La Casa di Maranello, infatti, chiude un terzo trimestre da record e rivede al rialzo le stime per l’intero 2016. L’azienda ha consegnato nell’ambito del terzo trimestre ben 1.978 vetture. Il margine di profitto è salito da poco meno del 20% al 22%, mentre il debito netto industriale è calato a 585 milioni di euro rispetto ai 763 dello scorso 30 giugno.
La Ferrari ha conseguito un utile operativo (Ebit) di 172 milioni (141 nello stesso periodo del 2015) e un risultato netto di 113 (in luogo di 94), su ricavi saliti a 783 milioni rispetto ai 723 dell’anno scorso.
Sulla spinta di questi ottimi risultati la Ferrari prevede per l’intero 2016 consegne di vetture attorno alle 8.000 unità, ricavi superiori ai 3 miliardi e l’Ebitda circa 850 milioni (invece di un pari a 800 milioni). Si stima, inoltre, la discesa del debito netto industriale a meno di 700 milioni di euro, rispetto alla precedente previsione di meno di 730. Prossimo obiettivo dell’Ebitda sarà quello di 1 miliardo annuo.
Siamo di fronte a un trimestre record, come ha sottolineato il presidente e amministratore delegato della ‘Rossa’ per eccellenza, Sergio Marchionne. “Il terzo trimestre del 2016 è stato da record. Siamo sulla strada per raggiungere un altro anno record nel 2016”.
Molto probabilmente la Ferrari aumenterà la produzione annua, senza rinunciare minimamente all’esclusività che contribuisce a farne il Marchio automobilistico più prestigioso al mondo. Anche se da Maranello nulla trapela, nel 2018 potrebbe esordire un nuovo modello che probabilmente si colloca leggermente al di sotto della California T.
Modello che conterebbe sul motore V6 biturbo Ferrari 2.9 litri che equipaggia l’Alfa Romeo Giulia e che probabilmente, sarà commercializzato con il Marchio Ferrari e non, come ipotizzato da più parti, con il brand Dino. Ma ora è ancora presto per parlarne.