Ogni anno in Italia la quantità di pneumatici, ormai inutilizzabili, corrisponde alla quantità di olio di oliva prodotto in un anno in tutto il Belpaese. Gli studi per il loro riciclo e le sperimentazioni sugli elementi per sostituire materiali fossili, sono in piena attività.
Se si parla dell’automobile come mezzo di trasporto poco sostenibile, di certo pensa alle enormi quantità di gas di scarico prodotte. Ma l’insostenibilità dell’automobile passa anche dagli pneumatici. La maggior parte di essi sono infatti costruiti con materiali di derivazione petrolifera, con un consumo di greggio che si aggira tra i 20 e i 28 litri per un solo pneumatico, oltre all’utilizzo di metalli pesanti come zinco, cadmio, rame e piombo.
Sono oltre 300 mila le tonnellate di pneumatici scartati ogni anno in Italia. Una buona parte ancora oggi riempie le discariche ma una percentuale interessante già viene trasformata in una vera e propria risorsa per ottenere, in maniera ecologica, un materiale nuovo. Questa nuova “gomma” dall’animo green è il frutto di uno studio di un gruppo di ricercatori americani che è riuscito a ricavare da un prodotto di scarto dell’industria petrolchimica un materiale simile alla gomma ma sostenibile in quanto degradabile e riciclabile.
Gli pneumatici “green” sono realizzati quindi con materie prime rinnovabili e contengono solo minime quantità di materiali fossili. L’elemento principale che li compone è il ciclopentene, una molecola presente in elevata quantità negli scarti della raffinazione petrolchimica.
L’obiettivo dei chimici è quello di riuscire a “scomporre” la gomma dei pneumatici nelle singole sostanze chimiche che la costituiscono consentendone il riutilizzo per ricavarne prodotti nuovi. Il tutto con un processo a ridotto impatto ambientale grazie alle bassissime temperature.
Altra tecnica alla base della ricerca è la sostituzione di oli fossili con oli di semi di colza e il poliestere con il rayon quale rinforzo per la carcassa del pneumatico.
Grandi progressi sono stati fatti con l’estrazione della gomma dal dente di leone (più propriamente chiamato Tarassaco), che è considerata una promettente alternativa all’estrazione della gomma dagli alberi. Infatti da quando il Tarassaco cresce in campi incolti in Europa, non è più in competizione con i prodotti alimentari e non deve neanche essere trasportata per lunghe distanze per raggiungere le fabbriche europee.
A completamento del processo ecologico, il nero di carbone può essere rimpiazzato nel composto dal silice. In questo modo, il 20% del peso del pneumatico può essere sostituito da materiali naturali. Se ricavati da risorse rinnovabili o impianti di riciclo, plastificanti e resine possono potenzialmente essere utilizzati per pneumatici.
Una nuova vita per gli pneumatici quindi, che naturalmente porta grandi benefici ambientali. Senza dimenticare la significativa bonifica del territorio dai pneumatici scartati e del risparmio di 119 milioni di euro sulle importazioni.
La redazione