Dakar 2017: Tris Peugeot batte tutti. E arriva anche la Panda
Messo in campo uno squadrone di primo piano, Peugeot voleva fortemente vincere questa Dakar 2017, e lo ha fatto, portando a casa una storica tripletta, con le 3008DKR ai primi tre posti.
Ricordo quando presi parte alla mia prima Dakar, fin sulle sponde del Lago Rosa, in Senegal; c’era Ari Vatanen che ne aveva già vinte due e andava per la terza. Quando capitò di cibarci fianco a fianco allo stesso tavolo, intervistarlo e fare un giro sulla 405 T16 non mi lavai le mani per una settimana (cosa per altro non difficile visto che per noi l’acqua era contata, a differenza della sabbia).
Ma ora “monsieur Dakar” è Stéphane Peterhansel, che navigato dal fido Jean-Paul Cottret, è andato ancora ad aggiudicarsi il più famoso dei rally raid per la tredicesima volta (sette in auto, sei in moto).
Nella tappa precedente il traguardo, con la piena libertà di azione lasciata dal team Peugeot Total, il velocissimo Loeb affiancato da Elena ha messo la 3008DKR alla frusta, mangiando un 18″ a Buenos Aires, il che ha ridotto il distacco in classifica generale a soli 5’13”. Questa volta niente errori dal campionissimo dei rally, a differenza di Carlos Sainz, uscito di pista. Quindi sono stati Despres e Castera a chiudere il tris nel trionfo della Peugeot, messo a segno dopo quasi 9000 km di battaglie attraverso Paraguay, Bolivia, Argentina, a 30 anni di distanza dalla prima vittoria alla Dakar (africana) da parte del marchio del Leone, nel 1987. Gran merito, bisogna ammetterlo, anche alle preparazioni dedicate alle nuove 3008 DKR, con assetto e trasmissione sviluppati in modo da sfruttare i regolamenti piuttosto favorevoli per le vetture e i buggy a due ruote motrici.
Probabilmente la Toyota pensava di sfoderare potenzialità maggiori nella sfida, ma il quarto posto del truck Hilux di Roma-Bravo afferma quanto, in molti tratti, riuscivano a essere veloci (incluso quello di Al-Attiyah, uno dei driver di punta troppo presto fuori gara per errore di guida).
Per molti versi, ad aspettarsi di più era l’agguerrito clan delle ben otto MINI partecipanti, sempre in rincorsa, e che alla fine ha dovuto a Terranova-Schulz la quinta posizione, primo degli equipaggi con le Mini del team X-raid. Le novità introdotte con il nuovo modello John Cooper Works non sono riuscite a colmare al meglio i regolamenti imposti alle auto a trazione integrale in fatto di assetto e di peso.
Le condizioni climatiche in Bolivia hanno inoltre visto annullare due tappe e ridurre delle prove speciali, ma non non c’è òa controprova che avrebbero in qualche modo potuto condizionare gli eventi finali. Molto probabile, tuttavia, che Aso, la società organizzatrice, andrà a ritoccare il percorso e alcuni punti un po’ criticati.
Quanto a moto e motociclisti questa Dakar 2017 ha visto prevalere la Ktm dell’inglese Sam Sunderland, seguito da Walkner e Farres, sempre su Ktm, ma ci sono state non poche polemiche riguardo alla penalizzazione di una lunga ora affibbiata ai piloti del team ufficiale Honda con la motivazione di un rifornimento non consentito.
Tra i camion non destano sorprese i costruttori al vertice, ovvero i Kamaz russi di Nikolaev e Sotnikov e l’Iveco di De Rooy.
Anche la PanDakar – Quanto agli italiani giunti al traguardo da segnalare c’è il 31mo posto dei fratelli De Lorenzo su Toyota Land Cruiser, il 42mo di Catarsi-Casotto con la Ford Raptor, e la sfida anche umana del perugino disabile Gianluca Tassi. A creare un evento nell’evento ci si è messa anche la Fiat con la PanDakar affidata a Giulio Verzeletti e Antonio Cabini. Per la prima volta hanno portato al traguardo del massacrante rally raid una Panda 4×4 Cross quasi di serie, equipaggiata con il motore 2.0 Multijet da 180 CV e provvista dei rinforzi per cercare di affrontare le sollecitazioni estreme di questa corsa (divenuta) sudamericana. Alla fine completata da 53 equipaggi di auto su 93, 97 moto, 22 quad e 45 camion truck.
Fabrizio Romano