Taxi: esposto Codacons in Procura. Tra ragioni ed eccessi
Serve equilibrio, nello sciopero come nella denuncia
Vi facciamo leggere l’annunciato esposto alle Procure di Roma, Milano e Torino che il Codacons ha depositato in merito allo sciopero dei tassisti avviato il 18 Febbraio che ha portato alla sospensione improvvisa del servizio, per poi proseguire ulteriormente in varie forme.
E’ giusto tuttavia dare spazio alle voci che ritengono come anche nell’atto dell’esposto e della denuncia, si possano individuare degli eccessi di forma. Se il blocco dei taxi nelle principali città può essere ritenuta un’azione di forza troppo esasperata, anche le denunce dovrebbero tenersi in forma equilibrata. La ponderatezza serve da tutte le parti interessate.
Lo sciopero è un diritto costituzionale, ma è anche vero che questi non deve arrecare danno premeditato. I giornalisti che scioperino in blocco, pur perché non pagati o lesi nei diritti contrattuali, rischierebbero l’accusa di interruzione dell’informazione. In questo caso l’eventuale sciopero va organizzato in modo da garantire ugualmente il servizio indispensabile. Lo stesso vale per chirurghi, medici, infermieri, forze dell’ordine ecc. In contrasto c’è chi pensa: “ma se la protesta non è forte non la sente nessuno”. E qui sta il dilemma. I sindacati di parte e le istituzioni (Ministra Lanzillotta, ndr) cercano la soluzione quando ormai “il toro è in salotto“, come direbbe qualcuno.
Il problema non è tanto i vari Uber o mytaxi come nome, ormai parte del business dei moderni servi di mobilità, ma fare in modo che tutti giochino con lo stesso mazzo di carte, le medesime regole, anche nella selezione e nei modi di operare. Sapete quanti non-tassisti si reinventano quotidianamente nella parte? Quando svolsi un inchiesta sul tema, a Malpensa, Linate, Fiumicino e Stazione Centrale contai una media del 25%, uno su quattro.
Quanto al Codacons, si legge nella denuncia dell’associazione:
“la protesta dei tassisti, per come si è svolta e senza essere stata annunciata e preavvisata, ha comportato un gravissimo pregiudizio alla collettività e all’utenza dei taxi, privata di un servizio pubblico. Nella fattispecie che ci occupa si fa riferimento alla categoria taxi rientrante nel servizio di trasporto pubblico non di linea, sottoposto ad obblighi di servizio pubblico al fine di garantire continuità, universalità e copertura territoriale. Pertanto, anche se si volessero condividere le ragioni dei lavoratori, è indubbio che le forme di protesta devono svolgersi nel pieno rispetto e a garanzia dei servizi pubblici essenziali. Se è vero che la Costituzione, nel rinviare al legislatore la disciplina del diritto di sciopero non intese porgli alcun limite preciso, è altrettanto vero che lo impegnò a tenere nel dovuto rispetto le esigenze fondamentali dello Stato soprattutto il mantenimento e la garanzia dei pubblici servizi.
Ben potrebbero quindi evidenziarsi diverse responsabilità e fattispecie penalmente rilevanti quali il reato di interruzione di pubblico servizio ex art. 331 c.p, interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità ex art. 340 c.p., violenza privata ex art. 610 c.p., nonché il reato di blocco stradale che il codice penale indica tra le ipotesi di interruzione di pubblico servizio e prevede sanzioni ancor più severe per i capi e promotori di questa particolare forma di protesta”.
“Non è in discussione il sacrosanto diritto di sciopero dei tassisti, ma le modalità di protesta, che hanno avuto come unico effetto quello di arrecare un danno immotivato, illegittimo e ingiusto agli utenti – spiega il Codacons – Così come i tassisti chiedono garanzie e regole a sostegno della legalità del settore, allo stesso modo devono garantire legalità anche quando manifestano, al pari di tutte le altre categorie professionali”.
Da illegale a ben parcheggiato
Era il Maggio 2015 quando il Tribunale di Milano accolse il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti e rendeva il servizio con l’applicazione UberPop illegale sul territorio nazionale per concorrenza sleale. Nella sostanza, nulla di fatto. Ora le proteste riguardano lo slittamento di una norma che dovrebbe prevedere dove le auto con conducente chiamate tramite App dallo smartphone dovrebbero sostare. Più lungo a scriversi che a capire…