Alfa Romeo Stelvio 2.0 Turbo Q4 Super: Alto gradimento
Impressioni di guida
Il primo SUV nella storia del Marchio milanese mette al centro dell’attenzione il guidatore. Lo Stelvio ha un comportamento su strada sportivo ed è realizzato con criteri di alta qualità.
Personalità vincente
Trovandosi a tu per tu con l’Alfa Romeo Stelvio, si comprende istantaneamente come la sua linea sia fortemente personale e non assomigli a nessun’altra. In sostanza, se la Giulia tradisce qualche cenno di troppo alle BMW nelle fiancate, lo Stelvio è uguale solamente a sé stesso. Probabilmente, nel delineare questo modello, i designer del Centro Stile Alfa Romeo hanno frequentato maggiormente il Museo Storico di Arese di quanto non abbiano fatto con la Giulia, traendone le giuste ispirazioni.
Conseguentemente, è nata una vettura che attinge pienamente alla tradizione del Marchio milanese, pur in un contesto completamente nuovo quale è per il Biscione Visconteo un SUV. Certo, sulle prime quasi non si crede ai propri occhi di avere a che fare con un’Alfa Romeo alta da terra, ma poi ti abitui in fretta e capisci che questa è la seconda vettura in poco tempo a essere dedicata agli Alfisti di ieri, di oggi e di domani. Qualcosa che parla al futuro con il linguaggio del passato, vedasi il taglio del terzo vetro laterale simile a quello dell’Alfetta berlina, oppure il lunotto che rimanda alla Giulietta Sprint.
Qualità competitiva
Lo Stelvio si inserisce nella fascia di mercato presidiata da modelli come Audi Q5, Jaguar F-Pace e Porsche Macan, i cui clienti sono notoriamente molto esigenti in termini di qualità globale. Qualità che per il SUV di Arese raggiunge i massimi livelli, grazie ad aspetti come la carrozzeria ben verniciata e caratterizzata da giochi e profili impeccabili, al pari degli assemblaggi all’interno che non prestano il fianco a nessuna critica. Non poteva essere altrimenti per una vettura prodotta da maestranze altamente qualificate nel rinnovato stabilimento di Cassino. Stabilimento in cui si sono investiti 1,3 miliardi di euro per la realizzazione di Stelvio e Giulia.
Guidatore protagonista
Forse per un Alfista di lungo corso sembrerà strano il piano di seduta del pilota piuttosto alto. Ma quello che si perde sotto il profilo della sportività e del “sentire la vettura con il fondoschiena” (per dirla alla Niki Lauda) si ritrova in termini di visibilità, nonché nella sensazione di dominare dall’alto la strada.
Al centro di tutto questo rimane il guidatore, come dimostrano il tunnel diagonale, la plancia leggermente ondulata e il compatto volante rivestito in pelle. E che dire dei fantastici paddle in alluminio del cambio fissi al piantone? Quanto all’abitabilità, essa è eccellente per quattro persone mentre l’eventuale passeggero centrale deve fare i conti con l’ingombrante tunnel, sotto il quale alloggia un raffinato albero di trasmissione in fibra di carbonio.
Potenza best in class
L’Alfa Romeo Stelvio oggetto del nostro test drive è la 2.0 Turbo Benzina. Nel dettaglio, il motore è il 4 cilindri 1.995 cc MultiAir a iniezione diretta di benzina, sovralimentato mediante un turbocompressore con volte twin scroll. La potenza massima è di 280 CV, ossia la migliore della categoria, mentre le prestazioni vedono l’accelerazione 0-100 km/h coperta in appena 5”7/10. A titolo di confronto il Porsche Macan 2.0 Turbo ha un propulsore erogante 252 CV e ferma il cronometro sullo 0-100 km/h a 6”7/10.
Quanto al comportamento, il nuovo motore Alfa Romeo è pronto e vigoroso a ogni regime ed è veramente un attimo arrivare all’intervento del limitatore di giri, che pone fine a una progressione apparentemente inesauribile. Molto gradevole anche il sound, che al minimo (grazie agli alberi controrotanti di equilibratura) ricorda l’indimenticabile Alfa 2.0 Twin Spark 16V, mentre ai più alti regimi ha le note del leggendario motore bialbero Alfa Romeo di un tempo. Inoltre, selezionando il setup Dynamic dell’Alfa DNA, non solo il motore è più pronto ma è anche molto più presente a livello sonoro nell’abitacolo.
Cambio confortevole e molto veloce
Per quanto riguarda il cambio, la scelta è andata ancora una volta sull’eccellente automatico ZF a 8 rapporti con convertitore di coppia. Probabilmente la migliore trasmissione al mondo poiché coniuga come nessun’altra la morbidezza e la velocità nei passaggi di marcia, facendosi preferire nettamente a diversi sistemi doppia frizione. L’interpretazione Alfa Romeo di questo cambio, inoltre, è particolarmente riuscita, specialmente quando si seleziona il DNA in Dynamic e si utilizza la funzione manuale. Funzione gestibile sia attraverso la classica leva centrale (che correttamente va tirata per salire di rapporto e spinta per scalare), sia tramite i paddle fissi al piantone. In particolare, tenendo tirato il paddle di sinistra è possibile effettuare scalate multiple con tanto di doppietta e scoppiettii ai due terminali di scarico che fanno tanto Alfa Romeo di un tempo.
Assetto quasi perfetto
Aspetti come le raffinate sospensioni a quadrilateri deformabili anteriormente e multilink posteriormente, la trazione integrale Q4 che in condizioni nomali invia il 100% della coppia al retrotreno, lo sterzo più diretto nella categoria e la distribuzione dei pesi di 50-50 sui due assali, sono patrimonio dell’Alfa Romeo Stelvio e lasciano presagire eccellenti doti in termini di tenuta, stabilità e maneggevolezza. All’atto pratico, infatti, lo Stelvio si dimostra preciso su qualunque curva e tendenzialmente neutro, salvo una leggera tendenza (piacevole) al sovrasterzo di potenza quando si accelera fortemente. Per contro il rollio nella guida al limite appare piuttosto pronunciato, mentre il beccheggio è appena accennato sotto forte accelerazione o frenata. Entrambi aspetti al contrario quasi assenti sulla Giulia, la quale, va ribadito, ha ovviamente un baricentro più basso rispetto allo Stelvio.
Francamente non capiamo il perché sia le sospensioni a regolazione elettronica che il differenziale autobloccante posteriore saranno disponibili solo in futuro. Peccato, perché specialmente con le sospensioni “intelligenti” lo Stelvio guadagnerebbe senz’altro il massimo dei voti, anche se già oggi la sua efficacia in termini dinamici è ai primi posti di un’ideale classifica. Rimanendo in argomento, come avviene sulla Giulia lo sterzo è preciso e diretto, ma troppo leggero per conquistare appieno i guidatori sportivi.
Inoltre, l’assetto molto equilibrato l’ESP non è escludibile completamente, al contrario di quanto avviene con le rivali Jaguar F-Pace e Porsche Macan. Già, proprio il Porsche Macan 2.0 Turbo inesorabilmente distanziato dall’Alfa Stelvio 2.0 Turbo nelle accelerazioni, ma ancora oggi punto di riferimento assoluto nella propria categoria sotto il profilo dell’assetto, seguito a ruota dal Jaguar F-Pace.
Lo Stelvio Alfa Romeo si piazza a un ottimo terzo posto secondo la nostra personale classifica. Con meno rollio, più carico allo sterzo e l’ESP escludibile completamente diventerebbe il primo.
Gian Marco Barzan
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La migliore trasmissione al mondo
E’ un’auto che si sente con il fondoschiena