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Taxi. Gli scioperi continuano: il Decreto non piace

L’ultimo tentativo del Governo non è stato sufficiente a far annullare un nuovo lo sciopero dei Taxi. Unica Cgil: “Chiediamo scusa per i disagi”. Uber: “Decreto deludente, limita mercato”

Regolamentazioni più precise

La proposta presentata dal ministero dei trasporti, relativa alla regolamentazione su ncc (noleggio con conducente) e auto bianche, non è bastata a sbloccare le vertenze dei taxisti.

Prendiamo atto della buona volontà del governo di ripristinare il rispetto delle regole nel settore contrastando l’abusivismo – hanno dichiarato i sindacati dopo aver considerato attentamente la proposta del viceministro ai trasporti Riccardo Nencini – ma non ci sono garanzie per dare tranquillità alla categoria”.
Lo sciopero di ieri non ha alcun fondamento“- afferma il viceministro ai Trasporti, Riccardo Nencini. “Il Governo ha rispettato in pieno gli impegni assunti. Anzi, con anticipo rispetto alla scadenza prevista, ha presentato il decreto interministeriale per la lotta all’abusivismo.”

Codacons: conservare il monopolio e mantenere un sistema di evasione fiscale.

E nel giorno dello sciopero nazionale, il Codacons ha presentato un esposto al comando generale della Guardia di Finanza, chiedendo di eseguire controlli a tappeto sui taxi in tutte le regioni italiane. L’esposto denuncia quanto sottolineato anche da una inchiesta effettuata dalla trasmissione televisiva “Le Iene” dalla quale risulterebbe che la protesta dei tassisti nasconda ben altro della giusta concorrenza.
Sembrerebbe infatti, da quanto sostengono Le Iene e il Codacon, che sia una pratica assai diffusa dichiarare incassi inferiori rispetto alle entrate reali. Pratica resa possibile grazie al mancato rilascio delle ricevute fiscali e a limiti nell’utilizzo del bancomat per i pagamenti delle corse a parte dei clienti.
Pare inoltre, secondo l’associazione, che alcuni sindacati dei tassisti, suggerirebbero ai propri iscritti le cifre consigliate per le dichiarazioni al fisco a fine anno, in modo da rientrare negli “studi di settore”.

Taxi e Uber: tutti scontenti

Del resto, la protesta si è inasprita perché l’emendamento Lanzillotta-Cociancich al Milleproroghe ha sospeso le norme restrittive sul noleggio con conducente fino al 31 dicembre 2017. Infatti, lo scorso 21 febbraio è stato presentata dal governo alle associazioni rappresentative del settore taxi una bozza dello schema di decreto interministeriale Mit ( Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) concertato con il Mise (Ministero dello sviluppo economico). La bozza comprende misure “tese a impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio noleggio con conducente o, comunque, non rispondenti ai principi ordinamentali che regolano la materia”.
Secondo il ministero, il decreto affronta le competenze regionali e comunali in materia, le diverse disposizioni per i due servizi di taxi e noleggio con conducente e le prime regolamentazioni per l’utilizzo di strumenti tecnologici.
Eppure la categoria non è soddisfatta delle aperture del Governo sulla lotta all’abusivismo e il riordino del settore e si dice pronta a “nuove forme di lotta” se si andrà avanti su questa strada.
Anche Uber boccia la bozza di decreto, considerata dall’azienda “molto deludente”. La bozza di decreto non guarda al futuro, secondo Uber, ma limita ulteriormente il mercato confondendo le regole e riuscendo a non accontentare alcuna delle parti coinvolte.

Niente sosta su strada per gli ncc

Per riguarda la riforma del settore, si attende l’approvazione della legge denominata “Concorrenza” nella quale è inserita la delega specifica. Tra le misure previste dalla bozza del provvedimento si trova l’istituzione, presso il ced della Motorizzazione Civile, di un archivio informatico nazionale di soggetto titolari di autorizzazioni di noleggio con conducente e di licenza per servizio. Il testo prevede anche che “nei comuni in cui è istituito il servizio taxi non è consentita, in assenza di una prenotazione di trasporto, agli ncc la sosta su strada”.
Spazio anche “all’apertura con regolamentazione alle piattaforme tecnologiche che pagano le tasse in Italia”. Ma a quanto si è visto queste novità non sono state sufficienti a scongiurare le proteste. E pensare che l’Italia è stata a lungo la patria della concertazione.

La redazione

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