Nel MotoGP in terra Ceca ecco un altro Marquez show. Vittoria e allungo Mondiale. Podio spagnolo in memoria del grande campione Angel Nieto.
Marc Marquez riparte da dove aveva finito, prima della pausa. La riconferma del Cabroncito sul trono iridato fissa un altro capitolo, forse decisivo, sulla pista di Brno.
Il pilota spagnolo bissa la vittoria del Sachsenring e consolida la sua leadership in un Mondiale, il cui equilibrio duraturo pare ora essersi definitivamente spezzato. Con buona pace delle speranze degli inseguitori Vinales, Dovizioso e Rossi, rispettivamente a -14, -21 e -22 da Marquez.
Dalla Germania alla Repubblica Ceca non è cambiato nulla. A guardare tutti dall’alto della posizione più ambita del podio, c’è il campione del mondo in carica, al terzo successo stagionale in una gara che sembrava già in partenza dall’esito scontato.
Stavolta, rispetto ad Austin e al Sachsenring, non c’entrano nulla la cabala o le caratteristiche del tracciato a spiegare l’affermazione del vincitore. Marquez ha trionfato semplicemente perché si è dimostrato più lungimirante o più fortunato rispetto ai rivali.
Scivolato dalla pole alla decima posizione, ha tentato la sua mossa, e gli è andata bane.
Marquez guarda oltre la pista bagnata.
Su una pista bagnata, che andava asciugandosi, lo spagnolo si è fermato per primo ai box per cambiare moto e passare a quella da asciutto. Un azzardo, a prima vista, che poteva costare caro ma, si sa, a volte la fortuna aiuta gli audaci.
Una dimostrazione di forza che deve preoccupare i suoi avversari per il titolo. Più del vantaggio mostruoso rifilato al rivale più “vicino”, il suo compagno di team Dani Pedrosa, finito a 12”4. Mentre gli altri big, pur girando fortissimo nelle prime battute, restano in pista con i pneumatici da pioggia e non riescono a cogliere i segnali di una corsa sul punto di cambiare padrone.
Il ducatista Lorenzo va in testa, tallonato da Rossi e Dovizioso, ma è un fuoco di paglia. Dopo pochi giri, incomincia la girandola di sostituzioni moto, però a quel punto è troppo tardi.
Una volta che tutti sono passati alle gomme slick, Marquez ha già fatto il vuoto e deve soltanto amministrare fino alla bandiera a scacchi. Mentre un Pedrosa in palla si porta al secondo posto, è bagarre per il podio. Se lo contendono le Yamaha e Crutchlow. Rossi, retrocesso fino alla tredicesima posizione, salva il salvabile portandosi fino al quarto posto con un sorpasso al cardiopalma su Crutchlow all’ultimo giro. A conferma che la classe non è acqua, neanche a 38 anni suonati. A conti fatti, prevale più il rammarico per non aver cambiato subito la M1 ma, con il senno di poi, si possono fare tanti discorsi. Il sogno del decimo Mondiale rimane difficile ma non impossibile.
Tris spagnolo ricordando Angel Nieto.
Il podio se lo aggiudica quindi Vinales, andando a completare una tripletta tutta spagnola. Non poteva andare diversamente, nel giorno del ricordo del 13 volte campione del mondo Angel Nieto, scomparso lo scorso 3 agosto dopo un incidente stradale in quad. Un modo anche per suggellare la guida del Cabron e di una stirpe di piloti spagnoli, nel pieno della loro maturità agonistica e con un futuro davanti.
Male infine Iannone e le Ducati. Il pilota della Suzuki conferma la sua annata no cadendo durante il cambio moto e chiude 19°. La Desmosedici porta a casa soltanto un sesto posto con Dovizioso, davanti alla Pramac di Petrucci. Anonima invece la prestazione di Lorenzo, 15°, dopo la partenza a razzo rivelatasi soltanto una mera illusione.
Andrea Sicuro