Ferrari e Vettel fuori dai giochi: game over Mondiale. Aspra analisi di un sogno perduto. Vettel abbandona, tradito da una semplice candela. Così a Suzuka vince Hamilton (ancora) seguito dalle Red Bull vitalizzate.
Se non è una resa definitiva pochissimo ci manca. La Ferrari esce dall’ultima gara del trittico in Asia con il morale a terra e una pietra tombale sulle speranze di riportare il Mondiale F1 a Maranello (galleria foto).
A Suzuka, in Giappone, finisce come peggio non poteva terminare una corsa che rappresentava l’ultima chiamata per la Rossa di Sebastian Vettel. Per di più vince ancora Lewis Hamilton, che con la Mercedes allunga ulteriormente e si porta a +59 sul pilota in Ferrari. A sole quattro gare dalla fine.
In tre gare tutto è cambiato.
I tifosi ferraristi incassano un’altra delusione. In soltanto 21 giorni, tanti ne sono passati dall’incidente al via a Singapore, hanno visto sfumare un Mondiale che prima della pausa estiva trovava il Cavallino in testa. Da un Vettel eroico a un Vettel fuori dai giochi per il titolo.
Il mondo al vertice della Formula 1 si è ribaltato in neanche un mese. Così, il mesto ritiro di Vettel, dopo soltanto quattro giri, diventa la fotografia di una Ferrari mancata clamorosamente nel momento cruciale della stagione. In tre gare, o almeno le ultime due, sulla carta favorevoli.
Sono tornati a galla tutti insieme quei problemi di affidabilità della vettura che avevano già compromesso il 2016 ferrarista. In mezzo a tanta tecnologia, Seb ha alzato bandiera bianca per un problema alla candela di accensione, dopo un’altra partenza al rallentatore alle spalle di Hamilton e con le Red Bull in seconda fila.
Una sensazione d’impotenza che non fa che accrescere i rimpianti in un’annata in cui per lunghi tratti la Ferrari è sembrata quantomeno potersela giocare alla pari con le Mercedes.
Probabilmente quello attuale pare un distacco esagerato e impietoso tra le due scuderie, che non rispecchia le reali forze in campo. Non così aspre le differenze, in base a quanto si è visto in pista nel corso della stagione. Ma non si può dire che la Rossa non se la sia un po’ cercata. Tutti, dai dirigenti ai tecnici, fino ai piloti, dovranno fare mea culpa e interrogarsi a fondo sui motivi che hanno portato a questa resa incondizionata e inaspettata proprio quando bisognava dare un segnale forte e chiaro.
Conto alla rovescia.
Le Frecce argentate non hanno sbagliato nulla e meritano un titolo che può diventare matematico già ad Austin, il 22 ottobre. Hamilton dovrà raccogliere 16 punti in più di Vettel per laurearsi campione del mondo per la quarta volta nella storia.
Calcoli a parte, il conto alla rovescia verso un finale già scritto è ufficialmente partito. Al di là delle dichiarazioni di circostanza del team principal Maurizio Arrivabene (“Non vogliamo mollare. Finché la matematica dà una possibilità…”).
Le Ferrari scappino dal pericolo Red Bull.
La Ferrari farà bene invece a concentrarsi sul possibile ritorno delle Red Bull nella classifica costruttori e su quello di Valtteri Bottas, che con l’altra Mercedes insidia il secondo posto di Vettel a – 13. Per non rischiare di rendere ancora più beffardo l’epilogo di una stagione partita con ben altri auspici e finita in un mare di rimpianti.
Il forfait del tedesco ha reso meno interessante una gara che ha vissuto invece del duello tra le Mercedes e le Red Bull. A provare a mettere i bastoni tra le ruote a Hamilton ci ha pensato ancora una volta Max Verstappen, in grande spolvero come si è visto in Malesia. Il figlio d’arte ha attaccato fino alla fine arrivando vicinissimo all’inglese.
Come una settimana fa in Malesia ai danni di Vettel, decisiva è stata la chiusura del doppiato Alonso (sanzionato poi con una reprimenda e due punti di penalità sulla licenza) il quale non ha proprio agevolato il sorpasso dell’olandese.
Daniel Ricciardo completa il podio mentre Bottas precede Kimi Raikkonen. I due fAinlandesi partivano entrambi con la Spada di Damocle della penalizzazione che li aveva fatti retrocedere di cinque posizioni al via, per la sostituzione irregolare del cambio. Degna di nota dunque la performance del ferrarista che scattava dall’undicesimo posto in griglia, facendo segnare giri molto veloci. Ma a Maranello in questo momento nessuno riesce a trovare un motivo per festeggiare…
MotorAge.it – Andrea Sicuro
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