Un tuffo lungo oltre 30 anni. E’ quello che avranno fatto tutti i tifosi e appassionati di automobilismo nell’assistere al ritorno dell’Alfa Romeo in Formula Uno.
E’ stata presentata alla stampa internazionale la inedita monoposto, nata dalla fusione con il team Sauber. Ed è così che dal 2018 l’Alfa Romeo segna il suo ritorno nel circus, dopo più di tre decenni di assenza. L’Alfa Sauber apre una nuova pagina nel librone della F1, e per il Biscione significa un grande momento nel programma del riscatto. Diciamolo chiaramente: un evento straordinario, coraggioso quanto rischioso. Ma sono le scelte di coraggio che il più delle volte scrivono la storia.
Orgoglio e onori ad Arese.
A fare gli onori di casa, presso il Museo Alfa di Arese, c’era ovviamente Sergio Marchionne. L’AD di FCA ha non a caso parlato di “un evento storico e importante per tutto il Paese. “Ridiamo ad Alfa Romeo il palcoscenico sportivo che le spetta” è stata una delle sue sentenze. “Mi piace questa operazione. Lo dovevamo fare e finalmente l’abbiamo fatto”.
Condivisibili l’orgoglio e la soddisfazione per aver restituito alle corse un marchio capace di scrivere capitoli di storia nelle corse automobilistiche.
Il logo del Biscione è in bella mostra sulla parte frontale dell’alettone posteriore, sulla cellula integralmente rossa, e ai lati della scocca della monoposto. La livrea è per il resto soprattutto bianca, a suggellare la partnership tecnica e commerciale tra Alfa Romeo e Sauber.
Difficile dire però cosa potrà offrire in pista fin da subito l’Alfa Romeo Sauber F1 Team. Questo il nome scelto della squadra che sarà rappresentata da due giovani piloti, talentuosi ma con ancora moltissimo da dimostrare.
L’occasione d’oro di piloti talentuosi. O di promesse allo sbaraglio?
Il più conosciuto è Marcus Ericsson, confermato dalla scuderia elvetica anche per la prossima stagione. Suo il migliore esordio in Formula BMW, dove nel 2007 vinse il titolo all’età di soli 16 anni. L’oggi 27enne pilota svedese fu allora in grado di ripetersi due anni più tardi imponendosi nel campionato giapponese di F3. Dopo la gavetta nella GP2 Asia Series, il passaggio in Formula 1 nel 2014 alla guida della Caterham, al fianco di Kobayashi. Soltanto una parentesi, a causa del fallimento economico della scuderia anglo-malese.
L’anno successivo Ericsson fu ingaggiato dalla Sauber, a bordo della quale ottenne i primi punti in carriera durante la sua gara d’esordio. L’ottavo posto nel GP di Australia rappresenta tuttora il miglior risultato in gara dello svedese, che a fine anno si classificò 18°. Piazzamento non migliorato nelle due annate successive.
Il suo compagno di team sarà il debuttante Charles Leclerc, che considerato una promessa prende il posto di Pascal Wehrlein. Venti anni compiuti lo scorso 16 ottobre, il monegasco, amico d’infanzia del compianto Jules Bianchi, è ritenuto uno dei migliori talenti in circolazione. Al punto da convincere la Ferrari a farlo diventare membro della sua Academy. A Maranello sembrano averci visto giusto.
Il seggiolino conquistato.
Dopo aver iniziato la carriera nei kart, Charles Leclerc nel 2014 passò alle monoposto raggiungendo in poco tempo risultati interessanti. Secondo posto nell’annata di esordio alla guida della Formula Renault 2.0 Alps. Nel 2015 scelse invece di partecipare alla Formula 3 europea con la squadra olandese Van Amersfoort. Durante il campionato ottenne quattro vittorie e 13 podi, in pratica il doppio della stagione precedente, lottando per il titolo e chiudendo 4°.
Negli ultimi due anni Leclerc è cresciuto in maniera esponenziale. Nel 2016 la vittoria della GP3 Series con la Art Grand Prix. Risultato che gli valse la promozione in Formula 2 per la stagione 2017, durante la quale ha corso con il team Prema Racing. Il resto è storia recente, con un campionato dominato dall’inizio alla fine e una collezione di record, come il numero di vittorie in stagione (7), precedentemente detenuto da Stoffel Vandoorne. Adesso il pilota monegasco è chiamato a confermarsi anche tra i “grandi”.
Confermato come terzo pilota Antonio Giovinazzi. Il pugliese parte in seconda fila e avrà il compito di testare la vettura durante le prove libere del venerdì. Giovinazzi potrebbe però anche subentrare in gara qualora le prestazioni di uno dei due piloti non dovessero rispettare le elevate aspettative del Biscione. Non sarà facile, anche perché le incognite sono tante.
Marchionne non teme rivalità in Casa. Anzi, ci conta.
I propulsori saranno gli stessi della Ferrari ufficiale. Ma basteranno a regalare quella marcia in più ad una vettura chiamata al confronto con team più rodati? In molti storcono il naso per quella che, a primo acchito, sembrerebbe a qualcuno una fine operazione di marketing.
Anche a costo di dar vita a rivalità casalinghe. Marchionne lo ha detto chiaramente: “se dovranno lottare in pista lotteranno”. E rincara la dose: “Non era giusto che a correre (con la bandiera italiana) ci fosse solo la Ferrari”. L’Alfa Romeo è stata un pilastro della massima Formula motoristica, e deve farne parte. Marchionne si è anche voluto togliere qualche sassolino dalle scarpe, rivolgendosi “a quelli che sparlavano di una vendita della Ferrari”. “Ecco la risposta. Ecco invece cosa abbiamo fatto”.
Una sfida professionale che farà bene al divertimento.
I due team faranno squadra? O diventeranno un ulteriore incentivo per l’altro a osare soluzioni tecniche ed elevare le prestazioni?
Dubbi che saranno fugati ai primi riscontri in pista. Per il momento, sembrano averci guadagnato tutti. Marchionne per aver restituito alle corse un marchio che ha fatto la storia del circus. Gli addetti ai lavori che avranno modo di misurare le loro competenze per quella che si presenta come la sfida professionale più grande. Ultimi ma non ultimi, i milioni di sportivi e alfisti che da oggi potranno guardare i colori del Biscione con meno nostalgia e sognare successi futuri nel Mondiale F1.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro