Pur essendo un modello completamente inedito, Urus ha radici lontane.
Quesiti da appassionati
La domanda sorge spontanea: “è una vera Lamborghini un SUV lungo oltre cinque metri e dal peso superiore alle due tonnellate?” La risposta è sì, innanzitutto perché la Urus discende idealmente dalla Lamborghini LM002 degli Anni 80 (ai tempi il fuoristrada più veloce al mondo con il suo V12) e poi le performance sono all’altezza della migliore tradizione. Infatti parlano chiaro l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3”6/10 e la velocità massima di 305 km/h. Dunque la Urus risulta essere il SUV più veloce sulla faccia della terra, anche se questa andatura è raggiungibile legalmente giusto in circuiti come Nardò o nei (sempre più rari) tratti di autostrade tedesche senza limiti di velocità.
Certo, sarebbe inopportuno aspettarsi la maneggevolezza e le accelerazioni laterali da record in assetto stabilizzato proprie di Huracan e Aventador. Tuttavia non ci sono dubbi sul fatto che il Super Sport Utility Vehicle (così definiscono, a ragione, la Urus in Lamborghini) sia il migliore della propria categoria in queste situazioni.
Motore “dalla doppia cittadinanza”
Una rivoluzione epocale che la Urus porta alla Lamborghini è sicuramente rappresentata dal motore. Non si tratta, infatti, dei tradizionali V10 e V12 naturalmente aspirati che equipaggiano Huracan e Aventador, cioè dei propulsori capaci di allunghi stratosferici accompagnati da un sound difficile da descrivere compiutamente. Nulla di tutto questo, bensì un motore V8 sovralimentato mediante due turbocompressori. Già, proprio quei turbo considerati come tabù dagli ingegneri di Sant’Agata Bolognese solo qualche anno fa, ma resi necessari su una vettura che necessita di tanta coppia in basso per spingere come si deve in presenza di quelle due famose tonnellate. Magari affrontando salite in off road.
In particolare, i tecnici Lamborghini si sono impossessati del V8 che equipaggia alcune Audi RS e l’hanno trasformato completamente, realizzando ad hoc la parte alta. Parte che, fino a prova contraria, è quella determinante e che plasma il “carattere” di un propulsore. Certamente parliamo di un carattere che in questo caso si estrinseca in una unità capace di spingere fortissimo dai regimi appena superiori al minimo fino a 6.800 giri/min., soglia d’intervento del limitatore. Il tutto accompagnato da un sound rauco, gutturale e cattivo come ci si aspetta da una Lamborghini, anche se non paragonabile al rombo dei V10 e V12.
“Complimenti per la trasmissione”
Lamborghini Urus adotta una sofisticata trazione integrale con ripartizione attiva della coppia, abbinata alle quattro ruote sterzanti per una perfetta manovrabilità. Di conseguenza, grazie anche alle sei differenti modalità di guida disponibili attraverso il selettore “Tamburo” si ha sempre la necessaria aderenza secondo le situazioni contingenti. Da notare, inoltre, che tra le innumerevoli regolazioni sono presenti anche quelle denominate Sabbia, Terra e Neve. A conferma delle capacità del Super SUV per eccellenza di districarsi alla grande anche in situazioni estreme.
Quanto al cambio, per la prima volta nella storia della Lamborghini vi è un classico automatico con convertitore di coppia a 8 rapporti. Un sistema a doppia frizione non avrebbe retto con alla coppia monstre del motore. Ma niente paura: con i settaggi più sportivi inseriti i passaggi di marcia sono velocissimi e con quel contraccolpo tanto gradito alla clientela Lamborghini. Peccato solamente per le levette del setup manuale che girano assieme al volante. Costava così tanto mettere due paddle fissi al piantone come sulle “sorelle” Huracan e Aventador?
La redazione