Test Diesel su umani e scimmie: i colossi dell’auto tedesca ancora nel mirino
Le accuse di effettuare “test Diesel” su umani e scimmie hanno scosso il mondo dell’Automotive. E non sempre coincidono le repliche degli interessati: i colossi dell’auto germanici. Anche secondo i media locali, Volkswagen, Daimler e Bmw avrebbero condotto esperimenti su cavie umane e scimmie per dimostrare l’innocuità delle emissioni Diesel.
Ha il sapore del grottesco l’ultima accusa piovuta sull’industria automobilistica tedesca. Se fosse confermata, rappresenterebbe un altro duro colpo alla reputazione, già minata dallo scandalo Dieselgate. Secondo quanto rivelato dai media tedeschi, Volkswagen, Daimler e Bmw avrebbero sostenuto dei test sui gas di scarico dei motori diesel utilizzando cavie umane e animali. Il condizionale è d’obbligo vista la gravità delle accuse, che dovranno eventualmente essere dimostrate in un tribunale alla presenza di un giudice terzo.
In particolare, i primi esperimenti si sarebbero svolti nel 2014 in una clinica utilizzata dall’università di Aachen. Nell’occasione sarebbero state coinvolte 25 persone che avrebbero respirato per diverse ore concentrazioni di ossido di azoto. I test, ripetuti tre ore al giorno per quattro settimane, furono condotti dall’università di Aquisgrana insieme alla Società di Ricerca europea per l’Ambiente e la Salute nei Trasporti, il gruppo fondato dai tre colossi dell’auto (poi sciolto nel 2017). Il report, come sottolineato dall’ateneo, fu “autorizzato dal comitato etico dell’università”. L’obiettivo sarebbe stato quello di dimostrare l’effetto dei motori Diesel sulle malattie polmonari e vascolari. E certificare la sicurezza dei lavoratori dipendenti dell’industria dell’auto. Ma, a conti fatti, rischia di ritorcersi contro come un boomerang, considerati gli evidenti rischi per l’incolumità e la sicurezza pubblica.
La politica sul piede di guerra.
La vicenda, ricostruita dal quotidiano tedesco Bild, si aggiunge inoltre alla denuncia rilanciata dal New York Times che riferisce di test analoghi condotti invece su scimmie. Secondo quanto emerso, le scimmie sarebbero state rinchiuse in una vetrina, tranquillizzate con la proiezione di cartoni animati e sottoposte a gas di scarico per quattro ore. Uno scenario inquietante, al punto che il cosiddetto Monkeysgate (così è stato rinominato l’ultimo scandalo) è diventato ben presto una questione politica e nazionale. Con contorni e sviluppi ancora tutti da definire e che potrebbero non soltanto limitarsi all’ambito puramente economico. Tra ricorsi da parte di consumatori e associazioni che sono già sul piede di guerra, ci sono tutti gli ingredienti per una pagina storica sulla spregiudicatezza delle multinazionali.
Dura anche la presa di posizione della politica e del suo rappresentante più autorevole. “Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile”, ha affermato il portavoce di Angela Merkel, Steffan Seibert. La cancelliera tedesca ha anche sollecitato le tre aziende imputate a fare chiarezza, in quanto “avrebbero dovuto limitare le emissioni e non dimostrarne la presunta innocuità”.
“Se i test non fossero stati promossi per tutelare i lavoratori in fabbrica, ma a scopi di marketing e per le vendite, non trovo nessuna giustificazione accettabile per procedure del genere”. A dirlo è stato Stephan Weil, presidente della Bassa Sassonia, uno dei Land principali azionisti di Volkswagen.
Dietrofront delle aziende.
Immediata, come scontato, la presa di distanza dei tre brand, al centro di questa nuova bufera. Soprattutto i vertici di Volkswagen, che, va ricordato a titolo di esempio, hanno finito per pagare un esborso di 30 miliardi di euro per il caso Dieselgate. Oltre a costringere l’azienda a un duro lavoro per ripulire la propria immagine agli occhi anche della clientela più affezionata.
Tutto da rifare o quasi. Perché, dopo le scuse di rito (“Siamo convinti che il metodo scientifico scelto in quella circostanza fosse sbagliato”), arriva anche la condanna del presidente del Consiglio di sorveglianza, Hans Dieter Poetsch. “In nome di tutto il consiglio di sorveglianza, prendo le distanze con tutte le forze da pratiche del genere. Farò tutto il possibile perché vi sia un’indagine completa sulle procedure. Chi ha la responsabilità ne risponderà”.
Tolleranza zero anche per Daimler. “Prendiamo espressamente le distanze dalle ricerche dell’Eugt. Siamo sconvolti dal tipo di esami condotti. E condanniamo aspramente questi test”. Daimler ha anche fatto sapere di non aver avuto alcuna influenza sulla progettazione dello studio, e Bmw ha reagito negando qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. Seguiremo i risvolti.
MotorAge.it
Tutto ciò è inaccettabile!
Tutti indignati e inorriditi. Possibile che fino a ieri nessuno ne sapesse nulla?