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Prezzo benzina: sarà il 50% in meno senza le accise

Matteo Salvini ha promesso di abolire le accise non appena diventerà premier. Queste imposte incidono sul prezzo della benzina e carburanti in generale togliendo complessivamente circa 5 miliardi di euro dalle tasche degli italiani.

Il prezzo attuale

Le accise sono imposte statali sulla fabbricazione e vendita di un bene che paga il produttore e poi gira al consumatore. Quelle più note sono sulla benzina e diesel, ma ne troviamo anche sul metano per il riscaldamento, sui tabacchi o gli alcolici.
Ad oggi, secondo i dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi carburanti del Mise, il prezzo medio nazionale praticato in modalità “self service” della benzina è pari a 1,550 euro/litro, con i diversi marchi che vanno da 1,548 a 1,572 euro/litro (no-logo a 1,527). Il prezzo medio praticato del diesel è a 1,417 euro/litro, con le compagnie che passano da 1,416 a 1,431 euro/litro (no-logo a 1,398).

Invece per il “servito” benzina il prezzo medio praticato è di 1,680 euro/litro, con gli impianti colorati che vanno da 1,653 a 1,767 euro/litro (no-logo a 1,569), mentre per il “servito” diesel la media è a 1,551 euro/litro, con i punti vendita delle compagnie da 1,527 a 1,635 euro/litro (no-logo a 1,439). Il Gpl, infine, va da 0,643 a 0,662 euro/litro (no-logo a 0,633). Circa il 50% di questi prezzi dipende dalle accise, che insieme all’IVA arrivano a coprire circa il 70% del costo medio dei prodotti petroliferi. I costi di produzione sono fissi, e non dipendono dalle variazioni del prezzo al barile.

Le promesse

Matteo Salvini leader della Lega aveva promesso l’eliminazione delle accise in campagna elettorale e dopo il voto ha ribadito che al suo primo consiglio dei ministri, quando diventerà Premier, le abolirà”. Naturalmente non è ancora certo che diventi Presidente del Consiglio, ma nel caso, ci auguriamo tutti che il problema delle coperture economiche che devono compensare le minori entrate non diventino un freno alla fattibilità del progetto.

Quante accise paghiamo

La somma delle accise incide per circa il 50% sul prezzo dei carburanti. Queste sono delle vere e proprie imposte o tasse caricate dallo Stato per far fronte a delle emergenze contingenti in un preciso momento storico. Un esempio eclatante su tutte, l’accisa imposta in occasione della guerra d’Etiopia (1935-1936) che come tutte le altre, non è più stata eliminata. E questi aumenti “straordinari” delle accise sui carburanti introdotti fin dai primi decenni del ’900, sono stati resi a tutti gli effetti “ordinari” e ce li siamo portati fino ad oggi.

L’accisa più dolorosa è stata quella del governo Monti che in una sola notte, quella del 7 dicembre 2011, con il decreto “salva Italia” ha aumentato di 8,21 centesimi l’accisa sulla benzina e di 11,21 quella sul gasolio. Aumenti “corretti” al rialzo il primo gennaio 2012 rispettivamente a 9 e 12 centesimi. E ancora il governo Monti, nel 2012, ha introdotto altri 2 centesimi di aumento per il terremoto in Emilia e altri 0,42 centesimi per l’emergenza in Abruzzo. Tutti resi strutturali con la legge di Stabilità del 2013.

Finanziamo ancora la crisi di Suez del ’51

L’elenco delle accise sui carburanti che sono state applicate dallo Stato nel tempo, come fonte di finanziamento per fronteggiare situazioni contingenti di emergenza, calamità naturali, guerre o particolari urgenze e non sono state più eliminate è arrivato a contarne 17:
• 1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936; • 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956; • altre 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963; • e ancora 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966; • 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;

Nel 1976 una accisa di 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli; • 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980; • 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983; • 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996; • 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.

Passando all’euro
• 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
• 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
• da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
• 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
• 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
• 0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
• 0,02 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012.

Il risultato è che l’Italia ha il gasolio più caro d’Europa, mentre per la benzina ci supera solo l’Olanda. Ridurre le tasse sui carburanti, che aggiungendo l’IVA rappresentano circa il 70% del prezzo finale, è un’operazione doverosa. Matteo Salvini, ammesso che possa o meno presiedere un consiglio dei ministri, dovrebbe riuscire lì dove tanti prima di lui hanno fallito.

Motorage.it – La redazione

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