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Iraq War 2: Ricordando cosa resta

 Iraq War, la Guerra del Golfo, in realtà non è mai finita. Anzi, da quella campagna militare è iniziata una lunga guerra a oltranza tra un popolo un po’ estremista con le sue ragioni e l’occidente. Con ragioni un po’ diverse, politiche e finanziarie. – Foto Gallery –

Abbiamo voluto ripercorrere quei momenti. Mentre gli USA stavano decidendo di abbandonare il territorio lasciandosi alle spalle quello che sappiamo.

“All’epoca mi trovano in zona, per la mia prima Dakar, con Citoren. La confusione era tale che non si trovavano aerei per il ritorno, che in un paio di giorni Citroen comunque trovò. Ma decisi di tornare e fermarmi un po’ per un reportage, anche sui veicoli che tutti si lasciavano alle spalle. I veicoli diventati protagonisti di quella guerra mai finita. Mai, chissà come, portata a termine”.

 Ripercorrendo i passi finali.

I militari stanno lasciando la “guerriglia” in Iraq. Tra Informazioni superveloci e veicoli nella polvere. Cingolati sul terreno iracheno, ma anche “scoiattoli” e “dik dik”, palmari e infrarossi. Dai protagonisti delle dispendiose operazioni belliche, alcuni memo di ieri, oggi e domani.

I reparti americani lasciano l’Iraq, e vari veicoli sul terreno. Il “mon­do del militare” a parte la capacità di fuoco, si basa su informazione e mobilità. A dà anche input per i test di innovative tecnologie. Per esempio nelle basi è stato portato un giga 4×4 che la General Motors ha allestito per l’US Army, derivato dal pick-up Che­vrolet Silverado, con la caratteristica dell’apparato propulsivo composto delle fuel cell che sviluppano energia elettrica, con l’idrogeno mantenuto allo stato gassoso a bassa pressione. Questo non è stato lasciato sul campo, a differenza di varie altre entità mobili.

Operazioni terrestri con l’impiego di unità di fanteria leggera aeromobile come la 101ª divisione, la brigata dell’82ª divisione paracadutisti, unità di marines americani, la 16ª brigata aeromobile britannica e la 3ª brigata dei Royal Marines inglesi. Oltre trentamila uomini, pesantemente appoggiati da aerei ed elicotteri, come il Stratofortress (bombardiere a lungo raggio multifunzione, ancora operante accanto ai più recenti B2 Stealth e al supersonico B1), l’F-16 (balzato alla ribalta prima della guerra battezzata “Desert Storm, uno dei migliori cacciabombardieri costruiti), l’A-10 (caccia “tankbuster” specializzato contro obiettivi mobili di terra) e l’AH-64D (la versione modernizzata dell’Apache che distrusse oltre cinquecento tank iracheni nel corso di “Desert Storm”).

 Dalle città alla polvere del deserto.

Oltre che nelle città e nei villaggi, è nella polvere del deserto che la “guerra vera”, quella combattuta dagli uomini, ha avuto il suo svolgimento massivo.

Lì sono scesi in lizza i carri armati M1 Abrams (maturo ma ancora in voga), i blindati M2 (efficacissimi durante “Iraqi Freedom”; e gli M3 Bradley, i blindati trasporto truppe M113 (portano sino a 11 soldati e sono in dotazione in oltre cinquanta Paesi del mondo) o i semoventi di artiglieria M109 Paladin (con l’obice da 155 millimetri (in dotazione alla fanteria con un raggio d’azione di trenta chilometri). E poi, ecco gli “scoiattoli” e i “dik dik” del deserto: gli Humvee e i buggy, super indispensabili per la mobilità.

Nel frattempo, la dispendiosa guerra o guerriglia come qualcuno preferisce definire le operazioni in Iraq ha acidamente anche un ritorno sicuro nel mondo del civile: collaudare, verificare, provare formule hi-tech applicate al combattimento per limitare le vittime fra i soldati, ma anche riversare quanto testato nel nostro mondo civile. Si è visto anche uno strano veicolo che sembrava uscito da un film di fantascienza, il centro di comando e controllo mobile di tutto l’apparato in azione, dotato di sistemi di comunicazione all’avanguardia che collegavano questo centro ai satelliti spia, agli aerei U-2, agli AWACS e ai Predator senza pilota. Esempi di “Net-War”, la guerra digitale, in cui le comunicazioni viaggiano a tempo record, con file criptati.

 Network Centric.

L’era che prende il nome da “network-centric”, in cui le operazioni belliche, con la rete al centro di tutto, permettono la di­stri­bu­­­zione all’istante e l’utilizzo di informazioni da parte di ciascun soldato, sottufficiale o ufficiale fino al “commander in chief”: il presidente degli Stati Uniti. Team di tecnici delle varie armi, ventiquattro ore al giorno, con computer e telefoni supersicuri accanto, stabilizzano i Joint Operations Center (una trentina sono nel cuore ul­tratecnologico di Camp As Say­li­yah, venti chilometri a sud di Do­ha, capitale del Qatar) e rappresentano il cervello di ogni operazione nei territori, I­raq incluso.

Le applicazioni “network-centric” sono state numerosissime e co­stosissime. Come l’”Integrated Bat­tlespace” o, in altre parole, l’architettura spaziale di guerra integrata. Vale la cifra spaventosa di 200 miliardi di dollari distribuiti in dieci anni e se la aggiudicò la Boeing. I sistemi Gps si “sprecano” as­sieme agli schermi al plasma, ai sa­telliti, ai sensori, tutto per far arrivare gli ordini quasi real-time, in tempo realei, dai centri comando ai display degli ae­rei, degli elicotteri, degli autocarri o ai palmari dei soldati. Insomma, con la guerra afgana e irachena, il mondo ha avuto una ulteriore sterzata.

Certamente, molti dei veicoli che ab­biamo visto operare in TV e sui giornali nel corso delle operazioni (come quelli che vi raffiguriamo), diventeranno “pez­zi da museo”, compresi l’M1, l’M2, l’M3. Altri sono l’evoluzione futura.

   *La risoluzione e dimensione delle immagini non era grandiosa, ma sufficiente a dare una buona idea degli avvenimenti. Quindi, se avete voglia, guardate la Foto Gallery.

 INFO DALLA GALLERY

  L’arte della guerra.

Oggi più che mai sfrutta le capacità di comunicazione, velocità di informazione e di mobilità. Soldati, sottoufficiali e ufficiali sono in gran parte dotati di palmare multiuso con view-map.

HUMVEE

High Mobility Multi-purpose Wheeled Vehicle, ormai vecchia conoscenza delle forze USA, essendo stato impiegato per la prima volta nella Guerra del Golfo del 1991. L’Humvee è realizzato in 11 differenti versioni.

MISSIONE

Un Hummer sfida le durissime leggi del deserto per contribuire a dar fuoco alle polveri. Poi un carro armato M1A1 Abrams, dotato di un sistema di protezione contro attacchi di origine nucleare o biologica.

CON I MISSILI STINGER

La versione speciale Avenger dell’Humvee è preparata per il lancio di missili Stinger da una piattaforma girevole. Un sofisticato sistema a rag­gi infrarossi consente di lanciare i missili in rapida successione. Que­sta versione dell’Hummer raggiunge le 60 miglia orarie e ha un’autonomia di 350 miglia.

 La nuova frontiera.

Una guerra sempre più veloce richiede mezzi altrettanto reattivi. Divenuto famoso, il Che­nowth Ad­vanced Light Strike Ve­hi­cle, è un buggy diesel a trazione integrale, costruito in gran parte con componenti di tipo commerciale.

DALLA CALIFORNIA CON GRINTA

Il Chenowth FAV (Fast Attack Vehicle) divenne famoso per essere stato il primo veicolo delle forze armate americane a entrare in Kuwait City, durante la guerra del Golfo. Un buggy a trazione posteriore o 4wd realizzato sull’esperienza fatta nelle gare desertiche come la Baja 1000.

“TOPI” DEL DESERTO

Il Pri­mo Battaglione del Royal Irish Re­gi­ment è un prestigioso reparto che risale ai tempi di Winston Churchill. I veicoli che trasportano i soldati sono Land Rover allestite al servigio. Famoso il Recce.

Spazio anche all’Hovercraft, agile battello anfibio in dotazione alla Marina Militare inglese.

Land Rover delle truppe aviotrasportate del reparto di “Cavalleria” britannica hanno pattugliano la zona desertica dell’Iraq meridionale.

CARICO DI GLORIA

Il carro armato M1 Abrams è una vecchia conoscenza, utilizzato anche nella Guerra del Golfo del 1991 e anche in Iraqi Freedom. E’ però stato un incubo per l’Esercito iracheno.

 Tecnologie hi-tech.

Ormai affinata la localizzazione notturna per individuare ogni presenza mediante la sofisticata tecnologia a raggi infrarossi.

Dalla rete di Internet si sono potute scaricare immagini e filmati quasi in tempo reale delle operazioni di guerra. Una cosa impensabile all’epoca di Desert Storm, in quanto i file internet erano ancora “top secret”. Anche la tecnologia satellitare è stata di vitale importanza per la trasmissione dati.

 Fabrizio Romano

  Photo Gallery Iraqi Freedom – Desert Storm

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