Autovelox nascosti in auto private: Francia in subbuglio
Partita in Francia la sperimentazione degli autovelox nascosti su auto private. Il sistema di rilevamento della velocità è montato a bordo di auto gestite da società. Un’iniziativa avviata tra le feroci polemiche di automobilisti e associazioni. E ci sono già aziende messe in piedi per sfruttare l’occasione.
Una decisione unica, senza precedenti, che non farà altro che creare polemiche. Preoccupa anche il possibile rischio di emulazione in altri Stati. Dallo scorso 23 aprile, in Francia, sono stati installati degli autovelox “nascosti”, a bordo di auto private. Vetture che avranno dunque il compito di pizzicare chi ha premuto troppo il piede sull’acceleratore.
La prima fase è partita nel dipartimento dell’Eure, in Normandia, regione situata al nord della Francia. Oltre che indurre gli automobilisti a rispettare i limiti di velocità, il progetto mira a ridurre la mortalità sulle strade. Due obiettivi senza dubbio lodevoli. Di fatto, per il momento hanno portato sul piede di guerra gli automobilisti e le associazioni che difendono i loro diritti.
Controlli più mirati e prolungati.
Il piano è stato sostenuto dal primo ministro Manuel Valls, secondo cui “la privatizzazione del servizio permetterà controlli più mirati e prolungati sulle strade”. Per inciso, va detto che dal 2013 in Francia esistono le cosiddette “volture radar”. Si tratta di vetture anonime, gestite dalle forze dell’ordine, a bordo delle quali è montato il sistema di rilevamento della velocità.
In questo caso il discorso si fa leggermente diverso. Le auto in questione, senza insegne, sono procurate da aziende private che fanno le veci degli organi di polizia in fatto di prevenzione stradale. Una decisione motivata anche dall’esigenza di ottimizzare le risorse a disposizione e lasciare gli agenti ad altri compiti importanti, come ad esempio il controllo del tasso alcolemico o dell’influsso di sostanze stupefacenti. Ma che ha scatenato inevitabilmente polemiche.
Una presenza “invisibile”.
L’idea sarebbe infatti quella di avere entro fine anno oltre 400 mezzi con all’interno questi radar autovelox nascosti. Entro il 2019, i programmi prevedono di arrivare a “coprire” tutto il territorio francese. E chissà quale altro. Le auto possono circolare 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e non presentano alcun segno distintivo rispetto a qualsiasi altro veicolo.
Oltretutto i dispositivi elettronici sono camuffati e nascosti dietro i vetri o la targa. Questo significa che nessun automobilista saprà mai se sarà stato colto in flagrante nel caso andasse un po’ più forte del consentito. Non siamo ai livelli del Grande Fratello descritto da Orwell, ma quasi.
Le ragioni della difesa…
Gli automobilisti sono controllati da cinque vetture su cui c’è una sola persona, che diventano due quando si tratta di pattuglie. Le autorità transalpine stimano che così facendo le multe potrebbero decuplicare e toccare quota 12 milioni. Come dicevano i latini, “pecunia non olet”. E in tempi di crisi, per battere cassa, forse ancora di più.
Va precisato che le società che gestiscono il servizio non ricevono provvigioni in base al numero di multe comminate ma sono pagate a seconda del numero di chilometri percorsi. Inoltre sono le Prefetture a indicare le strade sui effettuare i rilievi.
“Chi rispetta il codice della strada non ha niente da temere. Non abbiamo alcun obiettivo se non quello di ridurre il numero dei morti e dei feriti sulle strade”. Così Emmanuel Barbe, delegato interministeriale alla sicurezza stradale, ha difeso l’esperimento che potrebbe essere esteso a livello nazionale entro la metà del 2019.
Contro quelle dell’accusa.
Ciò non è bastato però per placare l’ira dell’associazione “40 milioni di automobilisti”, filiale dell’Automobile Club de l’Ouest, la più grande associazione motoristica francese. Il suo portavoce Pierre Chasseray denuncia che “le multe diventeranno un bancomat” e s’interroga anche sull’opportunità, oltre che la liceità, di affidarsi a privati per gestire la sicurezza stradale. Che dovrebbe invece, in linea di massima, essere invece lasciato agli organi competenti.
Il caso ha avuto uno strascico anche politico con la petizione promossa dalla Lega della difesa dei conducenti. In cui si chiede al ministro dell’Interno francese Gérard Collomb di fermare il progetto dei radar mobili. In considerazione del fatto che, si legge nel testo, “dopo l’installazione del primo radar alla fine del 2003 la repressione stradale ha preso delle proporzioni eccessive”.
Per rendere l’idea, ogni giorno sono stati tolti complessivamente 38.000 punti sulla patente per un totale di 12,5 milioni annui. A causa di ciò 218.000 persone hanno visto la loro licenza di guida invalidata e 72.000 di loro hanno pure perso il posto di lavoro.
Vedremo come andrà a finire la storia e se l’iniziativa farà proseliti anche fuori dai confini francesi. Quel che è certo è che finora ha fatto crescere il partito degli scontenti, destinato ad aumentare. Nella foto di presentazione e in gallery, il delegato ministeriale della sicurezza stradale, Emmanuel Barbe, mostra auto radar private.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro
Ci mancava solo questo
E’ una persecuzione!