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Le cinture di sicurezza festeggiano 60 anni

 Il 26 aprile 1958 la Volvo introdusse per la prima volta le cinture di sicurezza a bordo di un’auto. Un cambiamento pratico e culturale che ha reso più sicure le nostre vite. Ma che ha radici ancora più lontane.

Siamo tre giorni in ritardo. Scusateci ma c’è un picio che con le feste di mezzo ha tenuto la notizia in cartella prima di pubblicarla. Amen. Di fatto, senza le spesso odiate cinture le nostre vite sarebbero (forse) meno sicure. E non indossarle comporta comunque la perdita di cinque punti sulla patente e il pagamento di una multa salata (da 32 a 80 euro).

Le cinture di sicurezza spengono le loro prime 60 candeline. Introdotte dalla Volvo esattamente il 26 aprile 1958, per mano dell’ingegnere aeronautico Nils Bohlin, hanno indubbiamente cambiato il nostro modo di intendere la guida. Entrando nella nostra vita di tutti i giorni.

Di acqua ne è passata sotto i ponti da quando Volvo nel 1959 commercializzò la PV54. Si tratta della prima auto riconosciuta a livello mondiale con cinture di sicurezza a tre punti montate di serie.

L’innovazione fu talmente sorprendente che la casa, pur detenendone il brevetto, volle condividerla con i propri concorrenti autorizzandoli a usare gratuitamente questo sistema. Ben sapendo che ciò avrebbe portato a salvare molte vite.

  Un cambiamento irreversibile… e dalle radici curiose.

Quello che però non tutti sanno è che prima ancora fu la compagnia elettrica nazionale svedese Vattenfall a progettare e utilizzare le cinture diagonali (dette anche a due punti). Questo per tutelare i suoi dipendenti. Come riporta il magazine statunitense “Road and Track”, l’azienda dovette fronteggiare un tasso di mortalità elevato della sua forza lavoro a causa di diversi incidenti automobilistici.

La compagnia disponeva allora di 1.500 veicoli mentre i dipendenti ne avevano a disposizione altri 15mila personali. Fu quindi a quel punto che si decise di dare un taglio netto a una pericolosa tendenza. Ai due ingegneri della Vattenfall, Bengt Odelgard e Per-Olof Weman, venne assegnato il compito di mettere in sicurezza le vetture dei dipendenti.

Entrambi giunsero alla conclusione che una cintura diagonale, che sostituisse quella addominale semplice, avrebbe migliorato notevolmente la situazione. La scoperta è stata grazie a una serie di ricerche condotte dall’US Air Force.

 Date ed evoluzioni.

Risalgono al 1956, dunque, le prime auto fornite di cinture di sicurezza diagonale. Si trattava di un sistema diverso da quello attuale, che prevedeva cinture fisse e posizionate all’altezza dello sterno. Prive dunque degli attuali arrotolatori e del pretensionatore che entra in funzione al momento dell’impatto.

 Procrastinato nel tempo. 

L’invenzione fu segnalata dal nuovo capo di Volvo, Gunnar Engellau, da Stig Lindgren, un medico consulente dell’azienda. Nel 1958 l’ingegnere Bohlin, capo della sicurezza Volvo, si dedicò anima e corpo al progetto implementando rapidamente la soluzione pensata da Vattenfall. E combinandola con la cintura addominale allora utilizzata negli aerei.

Il risultato ottenuto è la cintura di sicurezza a tre punti, come la vediamo nella vita di tutti i giorni. Quello che allora non si sapeva è che ci vollero trent’anni prima che indossarle a bordo di un’auto diventasse una “costrizione”. L’11 aprile 1988 veniva infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che ne introduceva l’obbligatorietà, a norma di legge.

Un obbligo che fino ad allora aveva riguardato tutti i veicoli M1, ossia quelli adibiti al trasporto di persone fino a un massimo di otto posti a sedere oltre a quello del conducente.

Va precisato infine nel decreto venivano menzionate soltanto le cinture anteriori, mentre per quelle posteriori si è dovuto aspettare soltanto il 2003.

  MotorAge.it – Andrea Sicuro

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